CERAMICA
Dall’uso quotidiano all’opera d’arte

Inaugurato nel 1994 attorno alla collezione di ceramiche dell’industriale saronnese Giuseppe Gianetti il cui sguardo «attento, la cultura e il gusto colto lo hanno portato ad acquistare opere davvero notevoli», così lo descrive Mara de Fanti, direttrice del Museo della ceramica di Saronno, che ospita una pregevole collezione di ceramiche settecentesche e contemporanee.
In quali circostanze è nato il museo?
«Il museo nasce dalla volontà delle sorelle Biffi, che donarono alla Fondazione Centro Orientamento Educativo la raccolta di ceramiche settecentesche del cognato Giuseppe e la villa che le ospita, per creare un museo e raccontare alla comunità la passione dell’industriale saronnese. Eredità accolta dal nostro fondatore don Francesco Pedretti, che ha sempre sostenuto l’importanza dell’educazione tramite l’arte».
Può presentare più in dettaglio le collezioni del museo?
«La collezione settecentesca raccoglie oltre 700 opere tra porcellane e maioliche, acquistate da Gianetti tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, a cui si sono aggiunte donazioni di altri collezionisti. Il nucleo importante è costituito dalle porcellane di Meissen con esemplari unici, ma tutta la raccolta è un gioiello che ben rappresenta il gusto e la cultura del collezionista. La sezione sulle maioliche milanesi rappresenta anche il legame al territorio. La raccolta contemporanea invece è il frutto delle mostre temporanee proposte fin dall’apertura per creare continuità nel racconto di questa materia e delle evoluzioni dell’arte».
Quali i criteri allestitivi per presentare l’esposizione?
«La collezione settecentesca è stata allestita nel 1994, con un percorso diviso per manifatture. Nel tempo, pur mantenendo questo riguardo, il percorso è stato cambiato per valorizzare vari aspetti e temi. Un museo è sempre in cambiamento, perché è sempre oggetto di studio. Le opere contemporanee dialogano “felicemente” con l’antico, permettendo alla sensibilità del pubblico di creare nuovi collegamenti».
Il museo è un luogo istituzionale per mostrare, educare, ricordare. Anche il vostro museo si sviluppa con queste finalità. E tuttavia, è una casa-museo; un luogo, cioè, che prende corpo dalla casa (concetto intimo) delle sorelle Biffi… cosa vuol dire essere una casa-museo?
«Un museo nasce storicamente con queste caratteristiche ma l’International Council Of Museums ci ricorda anche che “è un’istituzione al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico”. Suo scopo è anche comunicare. Per questo il museo mantiene un’atmosfera accogliente, e l’allestimento è stato creato nella dimora dove abitava la famiglia Biffi. Il museo ha molte storie da raccontare: della ceramica, dell’arte, del territorio, della famiglia, della società nella prima metà del secolo XX. Tutto questo è una ricchezza da scoprire di volta in volta. Forse per questo i nostri visitatori ritornano».
Quali sono i canali con i quali vi siete aperti verso la cittadinanza?
«Cerchiamo di collaborare il più possibile con tutte le realtà del nostro territorio: Comune, associazioni e gruppi. Accogliamo le scuole, proponiamo laboratori, approfondimenti ed eventi festosi. Cerchiamo di essere aperti a tutti».
Quali progetti per il prossimo futuro?
«Stiamo organizzando la seconda edizione della Festa della Ceramica, il primo fine settimana di giugno. Ci saranno artigiani provenienti da tutta Italia, la mostra itinerante Contact MMXX con artisti di Albisola Superiore e Montelupo Fiorentino in museo, uno spettacolo di fuoco con cottura a vista di una scultura a cura di Angelo Zilio, artista di Varese, e poi dimostrazioni, laboratori e conferenze».
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