LA RASSEGNA
Cronenberg presenta “The Shrouds”: il Baff entra nel vivo
Il regista canadese, in collegamento da Londra, porta in anteprima a Busto Arsizio il suo nuovo film. «Il protagonista guida una Tesla? È credibile così, non la cambierei»

«Il film è basato su una mia esperienza di vita, come sempre, ma quando inizio a scrivere un film questo diventa fiction e non penso che il pubblico abbia bisogno di conoscere la mia vita personale per comprenderlo. Possiamo dire che questo film è basato su una storia vera, anche se questo fatto non rende automaticamente un film un’opera d’arte. Ma mi auguro che al pubblico questa sera piaccia e magari, dopo che lo avrete visto, ci sarà una prossima occasione per parlarne senza spoilerare nulla». David Cronenberg non era presente di persona alla serata inaugurale della XXIII edizione del Baff sabato sera – 29 marzo – al cinema Manzoni di Busto Arsizio, bloccato a Londra da un’influenza. Ma in collegamento video ha risposto a lungo alle domande che gli hanno posto il critico Gianni Canova e il direttore artistico del Baff, Giulio Sangiorgio, per presentare il suo nuovo film, “The Shrouds”, che sarà nelle sale il 3 aprile e che il pubblico della prima sera del Baff ha potuto vedere in anteprima dopo il suo intervento.
“THE SHROUDS” IN ANTEPRIMA
Un film che Canova ha definito «quasi una confessione, malinconico, intimo, che Cronenberg fa dopo la morte di sua moglie e di sua sorella e dopo aver realizzato un cortometraggio di 56 minuti dove mette in scena la propria morte e abbraccia il suo cadavere». Lutti da cui è partita l’idea – come lo stesso regista ha ammesso in varie interviste – ma che non è quel lutto, non è quel dolore, e non ha scopi catartici. E anche su possibili eco nei nomi dei suoi personaggi del nuovo film ad altre sue pellicole, Cronenberg non ha dubbi nel confermare che mentre girava “The Shrouds” non pensava «a nessun altro film: c’è la mia sensibilità, certo, ma non penso mai a nessun altro film che ho fatto, ogni approccio è completamente diverso, dimentico tutti gli altri film, ne sto creando uno nuovo. E ogni volta per me è il primo. Ovviamente tutti i miei film vivono in me, ma non ci penso, creo un nuovo mondo anche se certo ha chiaramente connessioni con quello che sono io».
«AMO LA MIA TESLA, MA NON SONO SICURO DI AMARE MUSK»
Accolto, salutato e anche “interrotto” dopo molte sue risposte da applausi lunghi e spontanei del pubblico, il regista ha parlato anche del rapporto con la musica nei suoi film e della semplificazione nello stile che lo accompagna con l’età, mentre «quando sei giovane vuoi provare tutte le tecniche, non sei nemmeno sicuro di che cosa funzioni e di che tipo di regista tu sia». E nel salutare il pubblico prima della proiezione di “The Shrouds”, alla domanda se oggi cambierebbe la marca dell’auto, una Tesla, che guida il protagonista, un ricco uomo d’affari che alla morte della moglie mette a punto una tecnologia rivoluzionaria che permette ai vivi di monitorare i defunti nelle bare, non ci pensa un attimo: «La Tesla è un’auto molto tecnologica – risponde – e il protagonista ama le nuove tecnologie ed è credibile che abbia quell’auto. Io non cambierei la macchina nel film. Io o guidato tre Tesla e ne ho ancora una, io amo la mia Tesla. Non sono sicuro di amare Elon Musk, ma questo è un altro discorso».
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