SASS DE BÖL
Benvenuti alla Stonehenge di Cuasso

Una passeggiata mediamente lunga, pari a circa 4 ore di cammino e 500 metri di dislivello, per scoprire gli splendidi boschi fra Cuasso al Monte e Marzio.
Ma soprattutto per visitare alcuni luoghi poco conosciuti, ma decisamente intriganti del Varesotto, come il «Sass de Böl», la Stonehenge prealpina, un luogo che, per il suo passato, trasuda misteri legati a riti pagani e alla tradizione popolare.
La camminata inizia lasciando l’automobile a Cuasso al Monte, nel parcheggio di via della Croce, dove si deve lasciare il centro storico del paese alle spalle per inoltrarsi nel bosco. Qui si prende una mulattiera sterrata che raggiunge un bivio: a destra e, dopo cinque minuti, imboccando un sentiero che prende a sinistra, si arriva a Punta Paradiso, punto panoramico a picco sul Lago Ceresio. Da qui si prosegue, sempre senza «sbuffare» troppo fino all’Alpe Croce.
Si arriva in faccia a una cappelletta votiva, la si lascia sulla destra e poi si imbocca il bivio successivo a destra, in discesa. Fra lievi saliscendi, questa stradina porterà fino a Marzio.
D’estate il paese non è visibile a causa della vegetazione, così come, invece, avviene in autunno e inverno. Ad ogni modo il tragitto è reso piacevole dai boschi ben tenuti, specialmente a faggeto. Arrivati a Marzio si può visitare il piccolo borgo, famoso per aver ospitato, per tanti anni, il parroco più longevo d’Italia, don Luigi Curti, recentemente scomparso all’età di 102 anni e sepolto proprio nella sua Marzio.
Nel paesello ci si può concedere anche una pausa nei ristoranti del luogo, che offrono una cucina ricercata, ma alla portata di tutte le tasche.
Una volta tornati in cammino, da Marzio bisogna risalire sulla strada asfaltata che porta a Ghirla e, appena si scollina, bisogna prendere uno dei due sentieri che salgono a sinistra. Il primo che si incontra è più duro, il secondo è meno impegnativo. Ad ogni modo qui le tracce non sono segnate benissimo: perdersi però è difficile perché, alla fine, bisogna sempre salire. Dopo circa 30-40 minuti con tratti anche impegnativi, si arriva al «Sass de Böl», il «Masso della sorgente», vale a dire un vero e proprio sito megalitico, costituito da un monolite centrale cinto da un’ellisse di pietre.
Il masso-altare, assai voluminoso e incastonato in profondità nel terreno, costituisce un’opera della natura costituitasi in seguito a un’antica esplosione vulcanica, mentre i blocchi che lo cingono strettamente sono opera dell’uomo. Secondo degli studi effettuati recentemente, la presenza in loco di sorgenti e torrenti dovette rivestire un ruolo simbolico di delimitazione tra il mondo dei vivi e dei morti.
Inoltre, le ricerche hanno svelato tradizioni orali dimenticate che narrano, tra dubbi e malizia, di vicende di sesso consumate sul masso, fra cui, l’iniziazione delle vergini.
A questo punto la camminata prosegue in discesa, lasciandosi la montagna del Piambello sulla destra e arrivando a Bocchetta dei Frati dove si prende a sinistra, arrivando a Bocchetta Stivione. A destra si scende all’Alpe Stivione, una sorta di alpeggio prealpino, caratterizzato da prati e casette ben tenute. Girando a sinistra e lasciando il prato sulla destra, si scende verso il punto di partenza: al primo bivio in discesa, va mantenuta la sinistra, proseguendo la discesa verso Cuasso.
Si consiglia comunque di effettuare la passeggiata con qualcuno che la conosce, oppure muniti di cartina o gps, poiché i sentieri sono belli ma mal segnalati. A breve, infatti, dovrebbe arrivare una segnaletica nuova, che si spera possa mettere ordine nel caos o nelle mancanze attuali che non aiutano per niente i camminatori.
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