DA PROVARE
Cucinare con la stampante

Mangiare in 3D. Sembra impossibile o quasi un controsenso perché non c’è niente di più vero con tutte le dimensioni degli alimenti che conosciamo e che abbiamo sempre addentato. Scomporli per poi poi ricomporli creando strato dopo strato maccheroni, torte, cioccolati. Perché c’è sempre qualcosa di nuovo da sperimentare, ormai da qualche anno è una delle evoluzioni dell’arte culinaria. Le stampanti non servono solo per creare decorazioni con il topping, da anni gli irlandesi e non solo si dilettano con la birra Guinness a decorare la sua celebre schiuma stampando volti, loghi e disegni durante gli eventi per personalizzare la celebre bevanda di Dublino. Ma è ancora troppo poco e fin troppo semplice.
LA STAMPANTE 3D
L’evoluzione è usare una stampante per creare veri e propri alimenti, da qualche anno ormai possibile. Resta la curiosità di capire come funzioni e quali siano i prodotti che, nei casi della pasticceria, sono veri e propri capolavori. La stampante 3D sfrutta la tecnologia classica come se fosse un normale robot con cui si realizzano manufatti. Al posto di inchiostri o resine si usa appunto il cibo. Dunque cosa fare? Prima occorre preparare gli ingredienti, in seguito poi questi - nella quantità prevista dalla ricetta - sono inseriti in apposite capsule che, proprio come le cartucce della stampante, sono assemblati per ottenere il piatto richiesto: dai biscotti alle polpette, alle torte e persino il pesce.
COME FUNZIONA
Una evoluzione sempre più raffinata che richiede che gli alimenti vengano inseriti solo dopo averli minimamente lavorati (sia crudi che cotti) ovvero frullandoli in modo che siano morbidi. Il motivo è ovviamente nella procedura: è sufficiente avere in mente come funziona una stampante 3D che crea oggetti - in questo caso alimenti - con una sorta di siringa di massima precisione. È ovvio che la stampante che crea cibo, che si alterneranno a seconda della ricetta scelta. L’aspetto di queste stampanti 3D per alimenti è quello di un forno a microonde ma che unisce appunto la tecnologia della stampa: ovviamente parlando di un oggetto altamente tecnologico, il tipo di “creazione” che si vuole ottenere si deve creare attraverso degli appositi file che saranno trasmessi tramite chiavette Usb, scheda SD o selezionando la app di riferimento, a seconda dei casi.
LE PIÙ DIFFUSE
Le stampanti 3D più diffuse sono state pensate per l’alta pasticceria, tuttavia ne esistono anche che permettono di ottenere gnocchi, ravioli, pizze, polpette, burger, quiche, cracker e formaggi, oltre a purea di patate, fagioli, caramello, miele, marmellata, biscotti e la pasta. Ma non solo anche pesce, tiramisù e cheesecake. Mentre già sei anni fa, a Londra, c’era stato il primo ristorante del mondo con cibi interamente stampati, dall’antipasto al dolce. Ma dopo il primo effetto wow e una sortta di tour mondiale per questo esperimento, pare che la comunità dei food lovers - soprattutto quella italiana - non sia ancora pronta. Del resto la tecnologia permette tanto ma come sempre ci sarà un elemento distintivo che fa la differenza quando si parla di cibo: le materie prime. Anche i più appassionati di stampanti 3D spinta legata alla produzione alimentare, non potranno fare a meno di coniugare eccellenze tecnologiche a eccellenze di prodotti. Quale che sia il futuro del mondo dell’alimentazione, di certo ci sarà modo di scegliere nell’ampio panorama di alternative. Fosse se non altro per togliersi uno sfizio.
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