ARTIGIANATO
Dal legno prendono vita magicamente gli animali dell’aia
Nella sua bottega di Cantello Maurizio Vit dal 1986 dà voce alla creatività. Una passione che si divide tra il restauro dei mobili e la scultura

Al “piazzuolo”, nel centro storico di Cantello, a due passi dalla chiesa parrocchiale e di fronte al “Castel Baravel”, sede dell’allora municipio e uno degli edifici più antichi e caratteristici del paese, una piccola bottega custodisce le arti e il sapere di un mestiere ormai raro. Dalla vetrina della porta d’ingresso un gallo, vigile, è il guardiano di un laboratorio scrigno. Tavoli, sedie, armadi e comò, poltrone, specchi incorniciati da intarsi preziosi, sculture di legno raffiguranti gli animali dell’aia, del giardino e del bosco (tra cui il guardiano pennuto) si mescolano a pezzi di mobili antichi, apparentemente accatastati alla rinfusa e in attesa di essere rimessi a lustro per la loro nuova seconda, terza o quarta vita… chissà. Il profumo è del legno, della cera, della polvere, della segatura, del tempo. La luce è fioca. I rumori degli arnesi da lavoro, una pialla, una sega, un martello, si mescolano con le parole e la musica di una radio sempre accesa (Radio Popolare, ndr).
Dal 1986, la bottega di Maurizio Vit è sempre la stessa. E in questo angolo del paese sul confine italo elvetico sembra di trovarsi in un borgo della Toscana o dell’Umbria dove ancora ci si può imbattere in un’attività artigiana come questa. Maurizio è infatti prima di tutto e da sempre un artigiano, un restauratore, esperto dell’arte dell’intaglio e dell’intarsio ma è anche abile scultore. Oche, galline, capre, maiali, cavalli e tutti gli animali da cortile sono da anni i modelli prediletti che prendono vita dal legno, complici martello, scalpello e le abili mani guidate dall’estro e dalla creatività del “Vit”, come molti lo chiamano in paese.
Classe 1959, nato a Spilimbergo, la “città del mosaico” e uno dei comuni maggiormente colpiti dal terremoto del Friuli del 1976. Dove c’è rovina, ci si rimbocca le maniche e si ricostruisce. Così si dovrebbe fare. Rispettando i luoghi e le cose, mantenendo la loro identità e la loro essenza. Proprio come accade per un vecchio mobile visitato dai tarli, dal trascorrere del tempo, dagli incidenti, dal volere del caso. I primi anni di vita trascorsi nella fattoria dei nonni a contatto con la natura e gli animali, l’arrivo a Cantello, per ragioni familiari, quando aveva due anni. Dopo la fine del servizio militare, l’anno sabbatico a Cetamura, in compagnia di amici, è il momento in cui Maurizio inizia ad appassionarsi al lavoro di falegname. In questo piccolo borgo del Chianti, le esperienze e gli incontri risultano formativi per il suo futuro lavorativo e artistico e lo convincono a frequentare la scuola di restauro e intaglio di Siena. Tornato in Lombardia, approfondisce la storia e gli interventi sui mobili antichi, frequentando i corsi di Francesco De Ruvo, noto antiquario e restauratore milanese. Con un buon bagaglio di studio e di esperienza, ma soprattutto con una passione nella testa, nel cuore e nelle mani, Maurizio decide di aprire la propria attività a Cantello dove ancora oggi, a pochi mesi dalla pensione, lavora con lo stesso entusiasmo e dedizione di quando ha iniziato la sua carriera di restauratore.
Passione che si divide tra il restauro dei mobili e la scultura del legno. I suoi animali da cortile sembrano vivi. Spesso sono a grandezza naturale. Spesso ti guardano come farebbero se fossero di carne, piume o pelo. I materiali usati per realizzarli sono i più disparati. Il multistrato (materiale difficilissimo da scolpire), ma anche vecchie assi, parti di mobili irrecuperabili a cui viene data una seconda nuova vita: di animale, di gallo guardiano, di capra o maiale o scoiattolo o cavallo. Il legno dunque, va tenuto d’acconto. Sia che si tratti di mobili antichi o di altro. Ne è convinto Maurizio. Il suo cuore è “verde”, ideologicamente e nei fatti. Da sempre. Da tempi insospettabili. Da quando, fin da ragazzo, pensava che un albero meritasse rispetto, così un bosco e una foresta. Il riciclo, il recupero, il “salvare” un antico comò. La storia di un mobile che si perde nei secoli è arte. In quel legno c’è una bellezza che merita cura.
© Riproduzione Riservata