A TEATRO
Pirandello in chiave british e ironica
La regia di Gioele Dix propone al Parenti una versione attuale del «Giuoco delle parti»

«Bozzetti ne ho fatti tanti per questo spettacolo, perché nella fase iniziale, quando si parla, nascono tante idee. Il regista è uomo di parole e quando cerca di visualizzare e di farti capire cosa ha nella testa lo esprime con le parole: io come scenografo, invece, parlo poco e disegno tanto. In una fase iniziale i bozzetti vanno in direzioni diverse e la cosa bella è trovare la giusta sintesi, un progetto che non cada nel “povero” e che sia coerente con la drammaturgia del racconto, così che il pubblico lo percepisca in maniera completa, esaustiva, anche se composta da pochi elementi». Angelo Lodi ha curato le scene di Pirandello Pulp che, con la regia di Gioele Dix e sul palco Massimo Dapporto e Fabio Troiano, fino al 16 marzo porta nella Sala Grande del Teatro Parenti di Milano il testo di Edoardo Erba, con le luci di Cesare Agoni. Una versione attuale di Il giuoco delle parti, spettacolo che è ancora abbozzato nella sua messa in scena e sul quale si apre un dibattito e un confronto tra il regista, impersonato da Dapporto, e il tecnico delle luci, che ha il volto di Troiano e che, soffrendo di vertigini, fa di tutto per non salire sulla scala che è portata in scena in mezzo al palco. E così nascono idee non solo innovative, ma rivoluzionarie, con un prosieguo della storia che vede protagonisti i due personaggi che prende, proprio in stile pirandelliano, una strada e una piega che lasciano il pubblico esterrefatto. E in cui anche la scenografia da “work in progress” diventa personaggio dello spettacolo. «Concettualmente – prosegue Lodi – bisognava creare il clima borghese dei drammi di Pirandello: ho guardato anche scenografie di chi si è cimentato con i suoi spettacoli. Il “maestro dei maestri” è stato Pizzi che, con pochi elementi, ha creato scenografe molto eleganti. Alla fine abbiamo letto i suggerimenti di Pirandello stesso sul Gioco delle Parti, che era uno spettacolo con un salotto borghese, e abbiamo fatto una cosa proprio come se il regista stesse mettendo in piedi il tutto. E sul fondale, la porta finta si apre attraverso un taglio, facendo percepire il fondo come qualcosa di pulito, che contestualizza la storia e la drammaturgia, ma che poi si apre». E su cui talvolta appare una gigantografia stampata di Pirandello «con - conclude Lodi - una faccia severa, che sembra che in quella situazione sia lì a osservare e a guardare con severità, a chiedere che cosa stanno combinando».
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