CASI SEMPRE PIÙ PRECOCI
Disturbi alimentari, una ricerca varesina sull’anoressia nervosa
Lo studio, condotto con l’Università degli Studi di Milano, mostra l’importanza di strategie terapeutiche più efficaci e personalizzate

Nuove prospettive per la cura personalizzata dell’anoressia nervosa. In vista della “Giornata nazionale del fiocchetto lilla” – il prossimo 15 marzo – torna alta l’attenzione sui disturbi del comportamento alimentare che colpiscono sempre più precocemente e, specie tra i più giovani, si presentano in forme più gravi.
LA RICERCA SULL’ANORESSIA NERVOSA
Villa Miralago, la clinica d’eccellenza che prende in carico molti giovani a Cuasso al Monte, ha recentemente pubblicato – insieme all’Università degli Studi di Milano – uno studio che unisce ricerca e pratica clinica per migliorare il trattamento dell’anoressia nervosa. Guidato dalla dottoressa Eugenia Dozio, coordinatore scientifico di Villa Miralago, e dalla professoressa Ileana Terruzzi, responsabile e coordinatore della convenzione di ricerca, lo studio – pubblicato sulla rivista Nutrients – si è basato sull’analisi della riabilitazione nutrizionale di 79 pazienti con anoressia nervosa ricoverati a Villa Miralago per sei mesi. I parametri presi in considerazione sono stati valutati all’inizio della terapia, dopo tre mesi e dopo sei mesi. I risultati mostrano che per il recupero delle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione «non esiste una strategia nutrizionale unica e statica, ma che il percorso deve essere adattato progressivamente», spiega Terruzzi, professore associato in scienza dell’alimentazione dell’Università degli Studi di Milano. «Questo studio sottolinea l’importanza di strategie nutrizionali flessibili e adattive, in grado di rispondere alle esigenze specifiche di ogni paziente nelle diverse fasi del recupero». I risultati ottenuti, quindi, aprono la strada a strategie terapeutiche più efficaci e personalizzate, migliorando il recupero fisico e metabolico dei pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione.
I DATI NAZIONALI
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono sempre più diffusi. Non esistono dati ufficiali, ma, sulla base di studi epidemiologici, si stima che in Italia 3,5 milioni di persone siano stati colpiti da anoressia nervosa, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata o da uno degli altri disturbi alimentari. Sono le donne a esserne maggiormente interessate, con una proporzione fino a nove volte più alta rispetto agli uomini. Si anticipa, inoltre, l’età di insorgenza: le prime diagnosi arrivano già a 8-9 anni, fascia di età in cui, secondo alcuni studi, si arriva a una nuova diagnosi ogni 100mila bambini. Questi trend, nazionali e internazionali, sono confermati anche dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, i cui dati mostrano, non solo un aumento delle diagnosi, ma anche un aumento della gravità dei disturbi, specie nei pazienti più giovani. Nel complesso, dal 2020, l’Unità operativa semplice di Anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù ha registrato un incremento del 38% nell’attività clinica: i day hospital sono passati da 1.820 a 2.420 del 2024. Di pari passo, le nuove diagnosi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentate del 64%, passando dalle 138 del 2019 alle 226 del 2024. I dati, inoltre, mostrano una crescita dei nuovi accessi tra le fasce d’età più giovani (meno di 10 anni e 11-13 anni) che sono cresciute del 50% tra il 2019 e il 2020, passando da 59 a 89. Non solo. «Un recente studio condotto dalla nostra equipe, attualmente in fase di revisione, ha messo in luce una preoccupante evoluzione dei disturbi alimentari«, spiega Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa. «Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare sia per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso», aggiunge.
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