SILVIA AVALLONE
Donne, la forza di essere se stesse

Anuptafobia: la paura di alcune donne di restare sole. Single. Se ne fa un gran parlare, ultimamente, complici forse anche le poche possibilità di conoscenza concreta in questo periodo di pandemia. Una paura che però potrebbe trovare modi per essere superata, affrontata, combattuta anche partendo dalla letteratura. Dalle figure di donne “normali”, che si possono incontrare ogni giorno. Che potremmo essere noi.
E che questa, come tante altre paure che sembrano un po’ essere stereotipate, non ce le hanno. Perché riescono a trovare dentro di loro la forza. Donne capaci di analizzare se stesse e i loro desideri, ma anche i loro timori, come accade alle protagoniste di Un’amicizia, il nuovo libro che Silvia Avallone, già Premio Campiello Opera Prima nel 2010 con il suo romanzo d’esordio Acciaio, ha pubblicato per Rizzoli.
«Quello che mi sento di dire - spiega la scrittrice - è che una donna vale per se stessa, in quanto persona. E io amo particolarmente la parola “persona”, che è una parola femminile che però vale per tutti: per uomini, donne, per chiunque si riconosce in qualsiasi tipo di genere. È una parola che mantiene in sé la bellezza della complessità e dell’unicità».
Che sono poi anche i tratti salienti di Elisa e Beatrice, adolescenti sul mare toscano dove la prima, cresciuta immersa nei libri, è lasciata nella casa del padre dalla madre separata dal marito ma che si convince che lì la figlia abbia più possibilità, e dove la seconda vive tra agi e dolore una vita già votata al divenire immagine da social e da milioni di like. Crescono con rabbia e consapevolezza.
E cercano la loro libertà pur nelle costrizioni in cui la mentalità comune le vorrebbe. «Noi donne - sottolinea Silvia Avallone - dobbiamo riappropriarci delle persone che siamo al di là degli stereotipi in cui ci vogliono incasellare e che spesso non ci concedono indipendenza, ma dipendenza: moglie che dipende dal marito, madre che ha valore solo perché cresce i figli… Ma in verità c’è tutto un femminile complesso che vale per se stesso e per le proprie passioni, i propri desideri che dobbiamo difendere. Sono convinta che la felicità è indipendenza, libertà e consapevolezza di valere sempre».
Un tema, quello della libertà, fortissimo nelle parole e nelle storie della Avallone: una vera e propria direzione da seguire. «In questo - conclude - do tanto valore alla scuola, che ci fornisce tanti strumenti per capire cosa ci piace, chi vorremmo essere che altrimenti magari non scopriremmo. In famiglia ci sono spesso ancora tanti stereotipi potenti e duri a morire, come quello del padre che lavora e della madre che rimane a casa: cose che creano disuguaglianza e infelicità, mentre la cultura, la scuola, il teatro, la lettura, il cinema, tutta l’arte, e la scienza, le cose di cui ci possiamo occupare come persone ci tolgono le gabbie, ci fanno immaginare tutte le cose di cui ci possiamo occupare in quanto persone, ognuno con il proprio talento. Anche per questo do importanza all’istruzione e alla cultura: sono l’unico modo per liberarci della zavorra del passato».
Sara Magnoli
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