TRIBUNALE
«Era solo sesso cattivo»: il passo indietro dopo la denuncia
Processo a Varese: la ragazza ora difende l’ex fidanzato accusato di violenza sessuale. I fatti avvennero in Valcuvia

«Ho frainteso la situazione, non c’è stato alcun abuso. Lui stava facendo una cosa buona, cercava di avere un rapporto sessuale perché io ero molto agitata e lui sa che che io mi calmo solo così, con il sesso». La ragazza che nel giugno del 2021 denunciò il suo ex fidanzato, ora lo ha difeso nell’aula del Tribunale di Varese. «È un bravo ragazzo», ha detto parlando del 33enne ecuadoregno che è accusato di violenza sessuale.
IL PROCESSO
L’imputazione di lesioni personali è già caduta perché la donna ha ritirato la querela. Remissione che però non può essere effettuata per quanto riguarda lo stupro. E così il processo davanti al collegio del Tribunale prosegue nonostante la giovane abbia più volte provato a scagionare il suo ex: «Per noi la violenza è sempre stata alla base del sesso». Una relazione «molto spinta», la loro, caratterizzata da «sesso cattivo», ma anche dalla gelosia di lui che scatenò la lite che ha poi portato alla denuncia.
IL MATRIMONIO E LA LITE
La coppia andò a un matrimonio e, poiché lei si era assentata a lungo per andare in bagno, l’uomo cominciò a sospettare che avesse fatto l’amore nella toilette del ristorante con un cameriere o addirittura con la sorella di lui. E così quando tornarono a casa, in un paese della Valcuvia, il 33enne - stando alla querela - la costrinse a subire una “ispezione” nelle parti intime, alla ricerca delle prove del tradimento. Un abuso riferito ai carabinieri della Stazione di Cuvio, alla cui caserma la accompagnò una donna che la soccorse in mezzo alla strada: «Piangeva, urlava “aiuto”, mi disse che aveva litigato col fidanzato e che c’era stata una violenza». Violenza che la ragazza ora ridimensiona: «Ho detto che mi ha afferrato per i capelli e gettata a terra? No, non è vero, sono caduta». «E i lividi sul corpo?», le hanno chiesto il pm Lorenzo Dalla Palma e il difensore dell’imputato, dello studio Oliviero Mazza.
LA NUOVA VERSIONE
«Erano frutto di pratiche sessuali, come bondage, sadomaso, giochi con la cera». E allora perché denunciare? «Lui stava solo provando a calmarmi - ha ribadito la giovane - Io l’ho messa giù pesante perché ero sotto l’effetto di alcol e droghe. Ma poi mi sentivo in colpa per averlo querelato». Un rapporto indubbiamente complicato, come dimostrato anche dallo scambio di messaggi tra i due, con lei che prima minaccia di farlo arrestare («Ma l’ho fatto per gelosia, era un’esagerazione») e poi, anche recentemente, gli chiede di rivedersi e gli invia dei selfie a luci rosse come regalo di compleanno. L’imputato potrà fornire la sua versione nell’udienza del 19 giugno.
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