AEROSPAZIO
Gualandris: «Chi domina lo spazio dominerà il mondo»
Incontro con il 46enne varesino consigliere del ministro Giorgetti
Perché la Terra non ci basta e vogliamo partire con i razzi fra stelle e pianeti? «Colonizziamo lo spazio per tre motivi: scienza, industria e difesa». Parola di Stefano Gualandris, protagonista dell’incontro online del lunedì dell’Associazione per il progresso del Paese di Alfredo Ambrosetti. Politico varesino, ex segretario provinciale della Lega, già vicepresidente di Volandia, oggi è consigliere per il settore aerospazio e difesa del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: una “rampa di lancio” attivata già nei Governi Conte e Draghi.
I TEMI CALDI
Al centro, il tema “Governance nazionale dello spazio come strumento di diplomazia”. Il varesino 46enne è un piccolo imprenditore dell’indotto aeronautico. Ed è un profondo conoscitore del settore e della filiera: su nomina del Mef, siede anche nel Cda di Asi, Agenzia spaziale italiana. Parla quindi a ragion veduta quando sottolinea che «lo spazio sarà sempre più importante, anche ora che abbiamo due importanti guerre in corso - dice -. I tre settori-chiave, appunto scienza, industria e difesa, comportano tutti un passaggio della diplomazia, parlando di brevetti, sviluppo industriale e sicurezza. Lo spazio sarà anche il teatro in cui dovranno misurarsi gli avvocati del futuro, in tema di diritto aerospaziale e rapporti fra i vari Paesi».
UN ALTRO PIANETA
Ma i tempi sono cambiati e anche molto: «Se prima dominavano gli Stati, ora sono i privati a essere protagonisti come dimostra Elon Musk, i cui sistemi sono essenziali per le stazioni orbitanti - ha detto il consigliere del Governo -. Saranno i Paesi a dover “noleggiare” quelle strumentazioni. Ma è importante che i Governi riprendano posizione in settori così determinanti, come l’aerospaziale e il mondo subacqueo, due domini futuri assoluti».Una “galassia” legata a cinque trattati internazionali dai tempi di Kennedy, su principi generali, soccorso agli astronauti o responsabilità dei danni causati da oggetti spaziali, fino all’accordo sulle attività sulla Luna. Il Governo italiano con il ministro dello sviluppo economico Adolfo Urso ha varato il Ddl Spazio lo scorso giugno.
GEOPOLITICA STELLARE
«Chi dominerà lo spazio dominerà il mondo - aggiunge Gualandris -. Certo, è vietata la militarizzazione dello spazio, della Luna e di tutti i corpi celesti, come da trattato del 1967. E la dottrina Mad (Mutually assured destruction) consiste nell’evitare l’escalation che porrebbe finire alla Terra. Ma in realtà ci sono tutte le possibilità». Potremmo cioè lanciare testate nucleari e i rapporti fra Stati servono a mantenere questo equilibrio mondiale.
ENTI E PROGETTI
Itu, International telecommunication union, è l’organizzazione internazionale che definisce gli standard nelle telecomunicazioni e nell’uso delle onde radio. L’Agenzia spaziale europea coordina 22 Paesi «ed è votata a scienza e pace». L’Agenzia spaziale italiana, nata nel 1988, è un ente pubblico vigilato dal Governo in sinergia con il Comint, Comitato interministeriale per le politiche dello spazio ed aerospazio, composto da 13 ministeri. L’alta direzione delle politiche spaziali è nelle mani del presidente del Consiglio. L’Iss, International space station, è il progetto da 100 miliardi di dollari che unisce le Agenzie mondiali.
LA SVOLTA
«Ora l’interesse di tutti gli attori spaziali è la realizzazione di propri insediamenti orbitanti o planetari più sulla Luna (a breve) che su Marte (oltre il 2035) - aggiunge Gualandris -. Lo scopo dichiarato è sempre civile e pacifico, ma i fini sono spesso legati alla geopolitica e alla difesa». E tutti dovranno passare dalle costellazioni Starlink di Musk. «Se vogliamo essere i primi ad andare sulla futura stazione spaziale, sono fondamentali gli accordi con altri Paesi, da soli non andiamo da nessuna parte - avverte Gualandris -. Luna e mondo subacqueo interessano per terre rari e giacimenti: ma la Luna non è di nessuno, come l’Antartide e bisognerà trovare un governo simile. È importante che anche l’industria si innovi: abbiamo le eccellenze, le competenze, abbiamo software e hardware, ma non basta essere bravi, dobbiamo dimostrarlo, con certificazioni e regole. Altrimenti rischiamo di restare fuori dal mercato».
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