IL RACCONTO
«Guardo le mie capre e mi sento rivivere»
Disse no all’edilizia: la storia dell’agricoltore Mattia Crivelli
«Quando al mattino vedo le mie capre al pascolo mi sento rivivere». Mattia Crivelli non ha mai avuto il problema di andare controcorrente. Arrivato alla classica “età di mezzo” in cui s’iniziano a tirare le fila della vita, moglie, due figli, azienda agricola che quest’anno spegne 25 candeline, premi raccolti in fiere specializzate, reputazione costruita da zero che l’ha portato a presiedere il Consorzio Formaggella del Luinese (l’unica dop italiana per un prodotto con latte crudo di capra), gli brillano gli occhi parlando dei suoi prodotti: «Arrivano nei ristoranti di mezza Italia e perfino in Qatar, con l’areo in un giorno al massimo sono là. Il nostro non è un lavoro, ma una scelta di vita». E le ferie d’estate, le vacanze sulla neve, la fuga al mare o ai monti per dimenticare quella che un tempo era “lo stress della vita moderna”? «Non sappiamo neanche cosa siano e non ci mancano proprio. Quando ci muoviamo, un giorno o due, è per visitare qualche realtà come la nostra. Pensi che mia moglie Anna faceva la maestra a Luvinate e s’è dimessa per lavorare con me come casara, mio fratello Luca segue la parte commerciale e ci sono due dipendenti. I due figli iscritti agli ultimi anni dell’Istituto professionale ad indirizzo Agricoltura a Crodo... vedremo se vorranno inserirsi qui o da qualche altra parte».
LA STORIA
L’Azienda “Il Vallone” è un angolo di paradiso, fra boschi, prati e corsi d’acqua, un passo dalla trafficata statale della Valcuvia. Una storia in gran parte marchiata Valcuvia, la sua. «Nonno Giuseppe lasciò Brenta per cercare lavoro nell’edilizia a Milano e papà Valerio continuò quell’esperienza felice. Quando terminai la scuola dell’obbligo era convinto che seguissi la loro strada, invece una sera presi coraggio e gli dissi che ero attratto dal mondo agricolo. Cercò di resistere, ma alla fine mi lasciò libero e così mi iscrissi all’Istituto Agrario di Saronno, dove mi diplomai mentre facevo esperienza girando le stalle per conto dell’Associazione Allevatori. Già il primo ottobre 1999, due mesi dopo la maturità, aprii partita iva e “codice di stalla” a Cittiglio, località Vallone.
L’AZIENDA AGRICOLA OGGII
Le cose andarono bene e dal 2012 ci siamo trasferiti qui a Cuveglio, 25 ettari di prati e 50 di pascoli, 300 capre di tre razze Nera di Verzasca, Saanen, Camosciata delle Alpi, di cui 200 in produzione media di 600 litri l’anno a capo e 10 vacche di razza Grigio Alpina». Il lavoro non manca, di certo. «No, non manca anche se l’impegno è tanto e se all’inizio la strada era in salita, ora quasi, compressa fra regole e burocrazia di ogni genere a livello europeo e locale». I prodotti vengono assorbiti per l’80 per cento a livello locale, mercati contadini, ristoranti, negozi specializzati (seimila Formaggelle all’anno e subito vendute). Ai caprini, vaccini e misti si aggiungono, in pochi momenti l’anno, le carni macellate, ma il fiore all’occhiello sono i capi riproduttori che, riconosciuti di altissima qualità, sono venduti agli allevatori di tutto il Paese.
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