KOREAN WAVE
Hallyu: il fenomeno, anzi l’ondata, K
II K-pop non è solo musica è uno dei volti della Corea del Sud. I protagonisti sono all’apparenza perfetti, inarrivabili eroi ed eroine
L’Hallyu o Korean Wave, più che un’onda ha assunto le caratteristiche di uno tsunami che ha travolto il mondo, incrementando la diffusione globale della cultura di massa sudcoreana. Da Gangnam Style a Parasite, passando da gruppi musicali come i BTS e le Blackpink, la Corea del Sud ha lanciato, in poco più di vent’anni, trend a livello internazionale grazie anche alle piattaforme social come Facebook, YouTube e TikTok. La K è la consonante prefisso che designa tutto ciò che proviene dal Paese asiatico. Così, le fiction televisive (K-Drama) e la musica popolare (K-Pop) sudcoreani hanno fatto da traino, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, a una serie di tendenze in diversi settori che hanno varcato i confini nazionali.
Il K-Pop in particolare ha raggiunto nell’ultimo decennio un successo stratosferico tant’è che nel 2020, il mercato musicale del Paese asiatico è stato quello dalla crescita più rapida, una vera e propria industria strategica alla ricerca di un posto fra i Grandi del mondo. A raccontarne origini, evoluzione, motivi del successo, contenuti e stili ci pensa un volume da poco uscito in libreria. Breve storia del K-Pop (Salani editore) di Ivan Canu, scrittore, illustratore, art director e critico, racconta, attraverso parole e immagini, tutto sul K-Pop, svelando i retroscena del fenomeno che ha rivoluzionato il nostro modo di pensare alla musica. Pochi anni dopo la fine della dittatura e la nascita della Repubblica, la musica popolare sudcoreana inizia la sua ascesa. La data chiave per la nascita del K-Pop moderno è il 1992 quando i Seo Taiji and Boys inventarono una formula musicale unica, unendo nelle canzoni, rap e pop e accompagnandola da movimenti di danza. L’uso di poche parole o frasi in lingua inglese strizza l’occhio al mercato internazionale. Alla fine del decennio, gli idol, gli artisti musicali del genere iniziano ad essere rappresentati da agenzie, sostenute da politiche governative, che predispongono il loro esordio nel mondo dello spettacolo dopo un lungo periodo di preparazione nelle discipline del canto e della danza ma anche dell’apprendimento delle lingue e della cura dell’aspetto e della persona. E “disciplina” è il termine che meglio descrive il percorso di giovanissimi, tra i dodici e i venticinque anni, che prima di debuttare sul palcoscenico musicale devono affrontare anni di duro lavoro per poter diventare delle pop star. Il libro si suddivide in capitoli che descrivono le correnti “generazionali” del K-Pop, a oggi cinque, e la loro evoluzione. Ogni anno, da accademie e talent show vengono sfornati più di sessanta artisti di pop sudcoreano, futuri protagonisti di boy band maschili e femminili. Giovani che cantano musica per giovani i cui contenuti sono quelli dell’amore, dell’amicizia, dei sentimenti ma anche delle ansie e delle paure, dal bullismo alle problematiche alimentari. Spesso ogni album fa parte di un concept: in ogni lavoro si racconta un pezzo di una storia che poi verrà ripresa nell’album successivo.
Gli adolescenti dunque sono il pubblico di riferimento, attratti non solo dai gusti musicali ma anche dal merchandising che accompagna ogni nuova uscita. Fustelle, timbri, sticker, fotografie, poster, figurine che possono essere oggetto di collezione e di scambio tra i fan. Un modo che gli idol delle band hanno per ringraziare i milioni di fan ma anche un’efficace strategia di vendita. Allo stesso modo, replicando l’esperienza che regalano gli album delle star sudcoreane, il volume della Salani, unico nel suo genere (nemmeno in Corea del Sud esiste un volume che ne racconta la storia) contiene una gift box con gadget a tema per far ben comprendere il mondo del pop coreano e di tutto quello che ci gira intorno. Uno dei cardini della filosofia coreana, secondo i principi del tao e del confucianesimo, è il jeong, la generosità del dono disinteressato, cercare il bene della collettività e del Paese prima che dell’individuo. Potrebbe essere proprio questo il motore che ha trascinato la Corea del Sud verso il superamento dei traguardi, diventando la quarta economia dell’Asia e il sesto mercato musicale al mondo.
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