MOTO
Harley Davidson: la realtà di un biker
Lorenzo Gioacchini, presidente degli Hells Angels Milano, racconta una filosofia di vita molto particolare
Una vita in viaggio, sempre a bordo della propria motocicletta preferita. Questo è il lifestyle del biker da Harley Davidson, come spiega Lorenzo Gioacchini, nome d’arte Lory666, presidente degli Hells Angels Milano. Il celeberrimo club motociclistico, filiale lombarda della controversa compagine che ha fatto la storia della controcultura americana, organizza sabato 13 all’Idroscalo meneghino la ventiquattresima edizione della Riding Season, ritrovo di fan ed espositori per testimoniare l’innata passione che coinvolge l’harleysta. La stessa che da decenni rappresenta per Gioacchini molto più del pur adrenalinico giro in chopper.
«Questa passione per le moto nella mia vita è forse la cosa che è durata più di tutte - racconta lui stesso -. Andavo in moto già da prima, giravo l’Europa per conto mio con la mia Harley. Poi a 22 anni sono entrato in un club di Pavia. Anche loro avevano il pallino, come me, di diventare Hells Angels e abbiamo intrapreso questa strada. Abbiamo iniziato nel 1985 e nel 1995 siamo diventati il primo club Hells Angels in Italia. Abbiamo girato l’Europa, conosciuto tutti i moto club. Ha fatto storia, perché è comunque uno stile di vita e siamo rimasti così ancora oggi: il giro in moto è la base del mio stile di vita». Lo stesso che Lory, prolifico scrittore oltre che motociclista, ha narrato nei suoi sette romanzi in cui analizza la cultura della Harley da varie sfaccettature.
Essere biker significa essere opporsi allo status quo che è stasi per definizione. A bordo delle sue due ruote, Lory ha girovagato per tutta l’Europa (gli manca solo la Finlandia, ma promette di visitarla presto), ma anche Sudafrica, Nordafrica e Asia. Persino oltreoceano. «I viaggi sono tutti belli, ognuno è un racconto a sé – infatti ci ho scritto i libri sui miei viaggi. Non so dire quale lo è stato di più. Ricordo quello negli Stati Uniti, era bello finché ci si poteva andare. Adesso non ci fanno più entrare perché gli Hells Angels sono diventati fuori legge: sono nati negli Stati Uniti ma loro possono uscire, noi non possiamo entrare. In America sono stato in California, Arizona, Connecticut, New York. Quando eravamo in Arizona eravamo andati a un funerale. Un caldo incredibile, c’erano 45 gradi. Non dovevamo mettere il casco, ma erano obbligatori gli occhiali, perché eravamo in mezzo al deserto. Vedevi tutti i biker con questi pistoloni dietro la schiena, anche le donne, perché qualsiasi coltello o arma devi mostrarla. Se ce l’hai nella borsa ti arrestano. Ce le avevano attaccate ai fianchi come i cowboy».
L’immaginario è quello che ha portato spesso a considerare i biker come portatori di valori quantomeno borderline. Ma secondo Lory la percezione è cambiata: «È molto calato il pregiudizio, non è più come una volta che ci vedevano sporchi, brutti e cattivi. Forse a furia di tutti i telefilm che sono stati fatti, si è avvicinata molta gente che pensa di diventare così, anche se non è mai come in televisione. Altri hanno comprato le Harley per usarle magari solo il sabato e la domenica per fare un giretto».
Ma la filosofia harleysta rimane controcorrente. Lory sta per esempio portando avanti una campagna che si oppone alla decisione del Comune di Milano di vietare l’ingresso alle moto Euro Zero e Uno per motivi ambientali. Negli anni a venire, pensa a un futuro in sella piuttosto che in poltrona. «L’ho detto anche a mia moglie. Il giorno che vado in pensione, prendiamo la moto e quello che abbiamo voglia di fare lo facciamo».
© Riproduzione Riservata