HOTEL
Una pioggia di stelle: da 1 a 7

Uno sguardo al minibar, una passata di fazzoletto nell’armadio, una tastata per sentire la morbidezza degli asciugamani e poi via a sollevare le lenzuola per vedere se c’è il topper.
Cos’è il topper? Vi starete chiedendo magari stupiti. La scoperta dell’esistenza e dell’utilità del topper i più la devono a Bruno Barbieri, lo chef pluristellato che proprio in questo periodo passa in televisione (su Sky) con la seconda stagione di «Quattro hotel», programma amatissimo da grandi e bambini.
Probabilmente la maggior parte delle persone ha vissuto - e bene - parte della vita senza sapere dell’esistenza di questo trapuntino (amato da Barbieri) che posizionato sopra al classico materasso aiuta a riposare meglio. Ma, tralasciando questo dettaglio seppur fondamentale, da un paio di anni a questa parte le vacanze in albergo hanno il sapore della scoperta e della critica per colpa o merito che sia, del giudice, viaggiatore e chef.
Per chi non lo conoscesse, il format è molto semplice: Barbieri insieme a quattro albergatori pernotta negli hotel di ciascun concorrente giudicandone l’accoglienza, le camere, i servizi e il conto. Ma al di là della trasmissione, Barbieri ha dato a ciascuno di noi gli strumenti per valutare - e pretendere - un servizio migliore in base alla struttura che ci ospita. Per quanto riguarda la categorizzazione in stelle, non esiste una valutazione globale unica: tra le caratteristiche prese in considerazione ci sono l’ampiezza delle camere, i servizi aggiuntivi, le aree comuni, intrattenimento, Spa e centri fitness, e location.
Può capitare dunque - e spesso - che un hotel a 3 stelle sia decisamente migliore ad un altro valutato 4 stelle. Se pensate che il top sia alloggiare in un 5 stelle, sappiate che esistono gli alberghi a 7 stelle. Le strutture però sono rare e si trovano in località molto ambite: il primo ad essere stato classificato a 7 stelle è il Townhouse di piazza Duomo all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.
Tra i servizi super lusso ci sono una cantina di vini, lenzuola, cuscini, asciugamani e menù personalizzabili, e un concierge personale che esaudisce ogni richiesta. Un sogno per pochissimi, insomma.
Oggi gli hotel sono diventati i nuovi luoghi della socialità contemporanea catalizzando tutti i trend più in voga in fatto di stili di consumo e lifestyle. Ma cogliere la tendenze della clientela, non è abbastanza.
L’hôtellerie deve anche ricercare una disposizione degli spazi e negli arredi che va sempre più verso il design - magari creato da archistar - che sia funzionale e legato strettamente all’ambiente circostante, e nella mission di coccolare la clientela con i servizi proposti perché la vacanza diventa più esperienziale. Via libera allora a escursioni che permettano di vivere il posto come se si fosse del luogo e con angoli vetrine (veri e propri showroom) dove l’ospite può acquistare prodotti tipici da portare a casa. E ancora spazi benessere sempre più ricchi di opportunità, non solo palestre con a disposizione un personal coach, ma con menù e offerte di prodotti performanti dedicati a chi vuole stare in forma anche in vacanza. Non sono poi più rare le incursioni di chef stellati nelle cucine dei ristoranti degli alberghi, caratteristica che completa l’offerta esclusiva di alcune strutture al top. Su questa linea, l’ultima dolcissima tendenza sono le collaborazioni tra gli hotel e le pasticcerie che entrano negli spazi comuni con corner molto curati e accattivanti sotto ogni punto di vista.
Ma qual è il futuro dell’ospitalità? Ai primi posti tra i trend ci sono la robotica e la sostenibilità. Per quanto riguarda il primo vedremo sempre più robot al posto di concierge e camerieri, e poi lobby, camere, lounge e aree ristorazione sempre più iperconnesse e smart. Il mondo alberghiero poi cercherà di diventare più green fermando gli sprechi - oggi davvero troppi -, utilizzando in modo più razionale la biancheria, il cibo e l’acqua, e riciclando il più possibile.
© Riproduzione Riservata