SUL PALCO
Hulk Hogan a New York: «Votate Trump»
La leggenda del wrestling si è schierata in vista delle elezioni
Di lui in questa stessa rubrica ci siamo già occupati, ma è impossibile trattenersi dal parlarne ancora. Perché lui, sabato 26 ottobre, ha davvero superato se stesso. Lui, naturalmente, è il mitico Terence Gene Bollea, 71 anni suonati. «Chi?» direte voi. Ma lui, Hulk Hogan, il re assoluto e senza tempo del wrestling, la (finta) lotta libera americana che in quel Paese riempie i palazzetti e, per i suoi quattro appuntamenti principe annuali, incolla ai televisori, e a pagamento, decine di milioni (!) di spettatori, battuta solo, come evento, dal SuperBowl di football americano.
Breve storia di Hulk Hogan: 201 centimetri d’altezza, 137 chili di muscoli esibiti ovunque, campione del mondo e con nel suo palmares tutti gli altri titoli che assegna il suo sport-show, sul ring ha fatto sia la parte del “buono” che quella del “cattivo” - regola base di ogni incontro di wrestling: un buono combatte con un cattivo, o un team di buoni combatte con un team di cattivi - e in qualunque modo ha avuto milioni di fans, tanto che la sua fama è uscita dai confini degli Usa ed è diventata planetaria. A contribuire nell’ingigantire il personaggio la partecipazione da attore - protagonista o coprotagonista, non certo comparsa - a 14 film, fra cui Rocky 3, e almeno a una puntata di una decina di serie tv, in qualità di guest star, fra cui Baywatch, Love Boat, A-Team e Walker Texas Ranger.
Per farla breve: Hulk Hogan è indiscutibilmente uno dei personaggi più amati d’America, un’autentica leggenda vivente.
Ma come detto, si è superato. Sul palco di New York dove era in corso un comizio di Donald Trump in vista delle prossime elezioni presidenziali, nel delirio più totale è salito lui, Hulk, sventolando la bandiera a stelle e strisce, per dare il suo sostegno all’ex presidente. «Oggi - ha urlato al microfono come faceva quando saliva sul ring - questa è la casa di Donald Trump, fratelli. Sapete una cosa, maniaci di Trump? Non vedo nazisti o terroristi. L'unica cosa che vedo qui è un gruppo di uomini e donne che lavorano duro e che sono veri americani». Poi il gesto che lo ha reso famoso, il suo marchio di fabbrica: lo strappo della maglietta, per l’occasione rosso fuoco, con stampati ben evidenti i nomi di Trump e del suo possibile vice, Vance. Delirio e tanti voti assicurati a Trump. Già, a volte com’è semplic(iotta) l’America.
© Riproduzione Riservata