IL CINGHIALE
Chi c’è dietro le zanne?

Un tempo era un animale sacro e dal forte valore simbolico che rappresentava l’energia, la virilità e il coraggio indomito. Oggi, invece, viene spesso indicato dagli agricoltori come un male da abbattere, a causa delle devastazioni che porta nei campi agricoli. Ma quando lo si trova in un piatto, torna a essere particolarmente apprezzato. Si tratta del cinghiale, uno degli animali più caratterizzanti dei nostri boschi. Chi passeggia, va per funghi o castagne, spesso se lo può ritrovare davanti: con o senza piccolini, tendenzialmente quando incontra l’uomo scappa con una velocità impressionante e atipica per la sua mole. Ad ogni modo, grazie al baricentro basso, riesce a compiere lunghe distanze, anche su terreni scoscesi e impervi in poco tempo. Inoltre, se la mamma gira con la cucciolata, è ammirevole osservarne l’ordine, in rigorosa fila indiana.
Nel mito
La sua storia si perde nei secoli e ci sono molteplici testimonianze dell’apprezzamento del cinghiale da parte dell’uomo: come fonte di cibo e selvaggina “nobile” ma, allo stesso tempo, veniva considerato un avversario fiero e temibile dalle popolazioni primitive. Andando avanti nei secoli, nella cultura dell’antica Grecia il cinghiale era visto come simbolo dell’oscurità in lotta con la luce, a causa delle sue abitudini notturne e della colorazione scura del manto e come simbolo di morte, perché la stagione di caccia a questi animali si apriva il 23 di settembre, giorno vicino alla fine dell’anno. Nella mitologia celtica, invece, l’ungulato era spesso raffigurato come simbolo araldico dei guerrieri e issato su insegne o raffigurato su scudi e armi. Anche presso le popolazioni italiche, come i Romani, il cinghiale era simbolo araldico associato a forza, coraggio e valore in battaglia.
Oggi
Il presente del cinghiale è invece tutt’altro che mitico. Da anni, ormai, si segnala la sua proliferazione sempre più verso la pianura, tanto che recentemente una famigliola è addirittura arrivata a nuoto nel Naviglio Grande di Milano. Nel Varesotto, invece, fa notizia soprattutto per la sua invadenza nei terreni agricoli, in cerca di cibo, con conseguenti distruzioni particolarmente devastanti. Un fenomeno ancora irrisolto e per cui, forse, servirebbe cambiare strategia, puntando sulla sterilizzazione piuttosto che sulla caccia.
In cucina
Al contrario oggi il cinghiale è apprezzassimo in cucina, specialmente come salume oppure in accompagnamento alla polenta o come ragù delle pappardelle. Chi preferisce invece gustarsi il suo sapore fortemente selvatico, può puntare sul filetto.
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