GIOIELLI
Il fascino del cammeo

Era un momento magico quando la nonna permetteva di curiosare nel proprio portagioie, uno scrigno pieno di tesori nel quale tutte le bambine sognavano di mettere le mani, ogni tanto. E tutte le volte era un incanto: c’era la collana di perle un po’ scrostate, quell’unico orecchino superstite, un anello ammaccato che d’oro non era ma a provarlo sul pollice era sempre un’emozione, il braccialettino del nostro battesimo che chissà perché custodiva lei, e poi c’era lui, quel viso di donna dai lunghi capelli ondulati inciso su una piccola lastra di conchiglia rosa che ci faceva sentire eleganti al solo appoggiarlo sul petto. E tutte le volte a sognare di diventare grandi il prima possibile per poter indossare quel cammeo delicato.
UN GIOIELLO DIMENTICATO
Poi grandi lo siamo diventate davvero, ma il gioiello della nonna che tanto bramavamo è stato dimenticato in un cassetto. Sì, perché i cammei, forse per il loro sapore un po’ âgé, sono passati di moda. Almeno finora: complice qualche celebrità dello showbiz americano che ne ha sfoggiati sui red carpet e l’indiscutibile fenomeno che vede le tendenze svanire e ricomparire, il cammeo è tornato alla ribalta per riprendersi il ruolo di gioiello prezioso che ha da millenni. Incidere una pietra dura composta da strati di colori diversi per “far uscire” un’immagine risale alla Mesopotamia, ma è durante l’Ellenismo (periodo di grande espansione della cultura e della civiltà greca) che le tecniche si affinano e la glittica, questo il nome dell’arte di realizzare cammei, diventa sempre più raffinata. Questi gioielli erano fatti per lo più di onice, di agata e in minor misura anche di gusci di conchiglia.
DALLA GRECIA ALL’IMPERO ROMANO
Dalla Grecia ellenistica i cammei arrivano ad affascinare anche il neonato Impero romano (27 a.C.) e tra i più belli e preziosi esempi c’è il Cammeo di Augusto, cioè il primo imperatore Giulio Cesare Augusto, che lo raffigura di profilo con una corona di alloro sul capo, e la Gemma Augustea del 12 d.C. che celebra la gesta dei discendenti di Augusto su una lastra bicolore di onice bianca e marrone scuro. Queste piccole miniature erano sì monili che impreziosivano gli abiti di imperatori e imperatrici, ma soprattutto erano opere figurative che raccontavano di personaggi importanti, eventi storici e scene mitologiche. Dopo i fasti imperiali, durante i quali gli incisori greci si trasferivano a Roma per la grande richiesta che c’era di queste opere d’arte, i cammei e le loro storie passarono di moda. Fu solo con il Rinascimento, periodo storico che vide le sue radici in Italia e che diede nuova vita anche all’arte dell’antichità classica, che il cammeo divenne gioiello vero e proprio.
IL COLLEZIONISTA LORENZO DE’ MEDICI
Uno dei più grandi estimatori e collezionisti fu Lorenzo de’ Medici che non solo creò una scuola dove imparare l’arte della glittica, ma realizzò una delle collezioni più ricche di cammei sia antichi sia di nuova fattura, ora chiamata Collezione di Gemme dei Medici e dei Lorena e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La capacità di realizzare queste piccole opere d’arte era ad appannaggio esclusivo dei formidabili incisori italiani tanto che nel resto d’Europa non era conosciuta. Ma il fascino dei cammei non rimase a lungo tra i nostri confini: dal XVI secolo in poi re e sovrani del resto del vecchio continente ne vennero conquistati e iniziarono a contendersi cammei romani e fiorentini per poi invitare i nostri incisori nei loro regni per aprire scuole e accademie. Dall’Italia alla Spagna, dall’Inghilterra alla Francia. E adesso che è volato anche Oltreoceano ammaliando le star di Hollywood è arrivato il momento di tirare fuori il cammeo dal portagioie della nonna.
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