OFFICINA VARESINA
Rettani, il maestro d'arte delle quattro ruote
Quando si viene accolti nel suo ufficio a Varese, oltre agli articoli di giornale di una vita di successi lunghi come una 24 ore di Le Mans, anche il tavolo arriva da un pezzo di automobile: «È un telaio di una vecchia Topolino, l’ho piegato per ricavarci le gambe e poi, per creare il piano, ho posizionato sopra un vetro».
L’OFFICINA COME MUSEO
Mentre l’officina in cui lavora, il suo mondo, è una specie di museo: tra chiavi, bulloni e strumenti di meccanica, spuntano le automobili e i motori di alcuni modelli che hanno scritto la storia dell’automobilismo, Lamborghini, Porsche, Fiat 500, Mg. Ne sono passate tanti in questi decenni: alcune sono state ritrovate per caso, impolverate, arrugginite, scampate chissà come alla rottamazione. Altre, invece, appartengono a collezionisti che le portano qui per ringiovanire. Tutte sono curate con amore da Roberto Rettani, professione restauratore di automobili. Un mestiere e una passione partiti nel 1985 e portati avanti ancora oggi, attraverso tantissimi altri ruoli nel mondo dei motori, con un lungo palmares di imprese, gare vinte, collaborazioni ai massimi livelli.
Nella sua officina Rettani ridà vita ai modelli “mito” di una volta: «Prima - racconta lui - il veicolo si smonta totalmente per constatarne lo stato, poi si revisiona pezzo per pezzo e, infine, lo si ricostruisce. In particolare mi occupo delle parti meccaniche, motore, cambio e trasmissione, lavorando in sinergia col carrozziere». La soddisfazione più grande? Sentire nuovamente ruggire un motore sul banco prova: musica per le orecchie di chi, prima di essere un professionista, è un appassionato. «Una volta - ricorda ancora Rettani, con un filo di nostalgia – la guida era un piacere» e la macchina era tenuta come un gioiellino, così come avviene ancora oggi coi collezionisti, «mentre per le nuove generazioni è quasi sempre e soltanto un mezzo di locomozione.
I NUOVI MODELLI
Anche i nuovi modelli di auto vanno dietro a questo bisogno, visto che assomigliano sempre di più a degli elettrodomestici». D’altronde, vuoi mettere l’accelerata rombante di una Porsche rispetto a un’utilitaria di oggi, magari con cambio automatico, dove il motore sembra una via di mezzo tra una lavatrice e un aspirapolvere? Altri tempi. Ma che tempi! «L’aspetto che mi piace di più seguire - aggiunge ancora Rettani - sono le lavorazioni che riguardano il motore e il cambio. Il restart è un’operazione che avrò compiuto chissà quante volte, ma mi dà sempre grande emozione. D’altronde se il telaio è lo scheletro di un’auto, il motore ne è indubbiamente l’anima e il mio compito è riportarlo all’antico splendore, aggiungendoci un tocco di affidabilità, affinché duri nel tempo senza creare problemi. Come nel caso di questo motore Lamborghini 8 cilindri, di 240 cavalli. Di solito Lamborghini li costruiva a 12 cilindri ma, negli anni Settanta, per l’austerità, si compì questa decisione. Una bomba». Che è resuscitata grazie alle sapienti mani di Roberto Rettani.
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