A MACUGNAGA
Il magico specchio d’acqua
Una ciaspolata in Val Quarazza e al Lago delle Fate: un luogo splendido circondato da distese di larici e abeti

Si chiama Lago delle Fate e basta il nome per capire la magia che regala una volta arrivati al suo cospetto. E, in effetti, è così. Lo sanno in molti, visto che, soprattutto d’estate, si tratta di una meta molto apprezzata e frequentata, sia per la sua bellezza naturale che per la facilità di accesso, rendendolo ideale per famiglie, escursionisti e amanti della natura. Il laghetto si trova a Macugnaga che oltretutto, per i varesini, è come una seconda casa ed è un piccolo bacino alpino artificiale, situato nella frazione di Val Quarazza, laterale della Valle Anzasca, vicino a Macugnaga.
Per chi preferisce più intimità e, magari, approcciarsi al mondo delle ciaspole o delle passeggiate invernali, la stagione fredda è invece ideale per non trovarvi troppe persone. Questo luogo, circondato da boschi di larici e abeti, è avvolto da un’atmosfera fiabesca, da cui deriva il suo nome evocativo.
Si parte dal parcheggio della seggiovia del Belvedere, a Pecetto, l’ultimissima frazione di Macugnaga. Qui si attraversa il ponte sul torrente e si prosegue lungo la strada che ridiscende dolcemente la valle, tenendo il paese sulla sinistra. Per qualche chilometro si perde un po’ di dislivello fino a poco prima della località di Isella, dove si deve prendere l’altra mulattiera che sale sulla destra, in direzione della Val Quarazza. Volendo, per un tragitto più corto, si può partire anche da qui. A questo punto, per il Lago delle Fate manca soltanto una mezz’oretta, in leggerissima salita, nel bosco. Questa parte della valle, al mattino, resta all’ombra, quindi conviene coprirsi bene anche quando l’inverno sembra ormai alle spalle.
L’ascesa nella fitta vegetazione, dopo un’ultima curva a destra, lascia lo spazio a un ambiente totalmente diverso, quanto incantato. Il Lago delle Fate appare in tutto il suo splendore che, d’inverno, è caratterizzato da porzioni ghiacciate e disegni delle neve caduta e accumulata, grazie al vento, sulla patina ghiacciata. Ma soprattutto, sullo sfondo, si apre lo strepitoso paesaggio dell’ampia Val Quarazza. Ma la ciaspolata (o camminata) non è finita, anzi. Si consiglia, infatti, di proseguire fino a Crocette: il sentiero, in questo caso è integralmente pianeggiante o quasi e si passa in un pianoro meraviglioso, dove la neve decora gli alberi, i massi e il torrente che scorre sulla sinistra. Crocette è anche detta la Città morta, perché qui si trovava un antico insediamento di minatori che lavoravano alle miniere d’oro di Quarazzola e Moriana. Per evitare di fare avanti e indietro tutti i giorni, erano state costruite delle case, oltre ad altri edifici utilizzati per la frantumazione e laveria del materiale aurifero, tanto che l’area risulta ancora oggi inquinata dai metalli pesanti, come indicano anche i cartelli presenti. A seconda del bollettino valanghe, da Crocette si può proseguire ancora e, se le condizioni lo permettono, lo si consiglia vivamente. A circa quindici minuti dalla Città morta, infatti, si esce dagli alberi e l’ultima parte della Val Quarazza si apre ancora meglio, creando un gigantesco anfiteatro naturale colorato di neve e ghiaccio da dove, timidamente, fanno capolino le rocce che, presto, con l’estate torneranno a essere protagoniste.
Per il rientro si ripercorre la stessa strada dell’andata ma, con le ombre e il sole che cambiano posizione, ogni momento sembrerà diverso, da amare e da ricordare con qualche fotografia. In più, scendendo verso Macugnaga, tra le fronde del bosco spunterà imponente una parte della parete est del Monte Rosa, giusto per concedersi un altro momento di emozione. Volendo, anziché tornare al punto di partenza dalla stradina lungo il fiume, si potrà attraversare subito il torrente e passare dall’abitato di Macugnaga, anch’esso ricco di chicche da scoprire, concedendosi magari una cioccolata per rendere ancor più dolce il ricordo della giornata.
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