TEMPO LIBERO
Il solitario: dalle prigioni francesi a casa tua
Il suo nome originario e azzeccatissimo era “patience”. Fu inventato da un nobile condannato a morte durante la Rivoluzione

Se pessimisticamente qualcuno noterà che nella vita, in fin dei conti, si è sempre soli, dall’altro lato è vero anche che c’è un desiderio insito nel modo di agire dell’uomo: sbrogliare una matassa aggrovigliata, dare un ordine al disordinato ingarbuglio delle situazioni in cui si viene a trovare. È forse questo il motivo per cui un gioco di carte all’apparenza retrò come il solitario non è mai scomparso. Anzi, soprattutto nella sua versione su computer, sta vivendo da più di un lustro una sorta di rinascita. Lo dice un’indagine di Solitaire.net, che ha sondato l’interesse degli italiani per uno dei passatempi da pc più iconici. Condotto tramite Google Trends, lo studio ha analizzato il numero di volte in cui, dal 2004 a oggi, gli utenti web della Penisola hanno digitato sui propri motori di ricerca gli input “Solitario” o “Solitario online”. I risultati dimostrano un costante aumento delle occorrenze nell’arco di questi ultimi vent’anni, a cui si aggiunge in particolar modo un’impennata della versione virtuale, sempre più richiesta dal 2018 a oggi. La regione dove il solitario è più popolare è la Valle d’Aosta, che detiene anche il record di ricerche per la variante online prima di Umbria e Molise, seguita nella classifica generale da Liguria, Toscana e ancora una volta Molise.
Si tratta quindi di un gioco antico che ha saputo però a suo modo rinnovarsi, o per lo meno mantenersi sempre attuale. Solitaire è in realtà una reinterpretazione anglosassone, dato che il nome originario francese era patience, un’ottima descrizione della pazienza con cui il giocatore deve sfidare il mazzo al fine di non avere più nessuna carta in mano. Affascinante è la teoria secondo cui fu addirittura l’introduzione della cartomanzia, negli anni Sessanta del XVIII secolo, a ispirare questo tipo di partite, come dimostrerebbe l’omonimia tra le due pratiche in lingua norvegese e danese, chiamate eloquentemente kabal. Anche se gli albori del solitario sembrano essere stati sviluppati tra la Germania e la Scandinavia, tuttavia, è stata proprio la Francia a diffonderlo nel mondo. La leggenda vuole che il patience fu inventato da un nobiluomo durante la Rivoluzione Francese. Condannato a morte e non sapendo come ingannare il tempo prima del suo viaggio verso la forca, si inventò un gioco in solitaria la cui fama si diffuse all’interno del carcere, e da lì in seguito in tutto il Vecchio Continente. Si sviluppò anche una variante con due giocatori, ma quella per un singolo smistatore si impose come quella più praticata. Un passaggio di volta fondamentale nella storia del solitario è stato però, circa due secoli dopo il suo primo match, l’approdo su Windows. Nel 1989 lo stagista Wes Cherry ne progettò una veste virtuale che fu inserita l’anno successivo nel sistema operativo Windows 3.0. Fu un successo planetario da cui Cherry, purtroppo, non ricavò alcun guadagno effettivo. E anche un’immancabile presenza di tutti i dispositivi domestici, consentendo una nuova tipologia di alfabetizzazione informatica per tutta la famiglia, anche solo per via dell’utilizzo del mouse. I segreti di tale riscontro furono l’irrisorio spazio di memoria occupato dal programma, che tra l’altro non doveva essere scaricato, un’innata intuitività e tempistiche di gioco facilmente modulabili. Ciò nonostante, Windows ha deciso di togliere il solitario dal suo pacchetto base nel 2012. Il fatto non ha coinciso con un abbandono totale, dal momento che sono venuti alla luce numerosissimi siti online dove è possibile giocare gratuitamente.
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