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Zorro: il supereroe che lavora per gli oppressi
Al Piccolo Teatro Antonio Latella porta in scena uno spettacolo sulla povertà

«Mi trovavo a lavorare in Germania, dove avevamo appena finito di creare I tre moschettieri, nel 2019, quando ci è stato proposto di scrivere altri testi. Volevo continuare a lavorare sul concetto di “supereroe”, ma non mi era chiaro in che modo. Circa nello stesso periodo, ero impegnato a Modena, all’ERT allora diretto da Claudio Longhi, nelle prove de La valle dell’Eden; un giorno, uscendo dal teatro, vicino a un alberello, ho notato due senzatetto che chiedevano l’elemosina vestiti come Zorro, mentre da un registratore ai loro piedi uscivano le note della sigla del celebre telefilm. Ho fotografato la scena, pensando che l’eroe che si impegna per aiutare i poveri potesse essere un buon punto di partenza». Così, nelle sue note, Antonio Latella spiega la nascita di Zorro, di cui è regista e che ha scritto con Federico Bellini, in scena in prima nazionale al Piccolo Teatro Grassi di Milano fino al 16 febbraio. Nuova produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, rilegge in chiave contemporanea il mito dei supereroi, partendo dallo spunto del cavaliere mascherato e della lettera che lo simboleggia e che è l’ultima dell’alfabeto, e punta il riflettore sulle ferite del XXI secolo: povertà, emarginazione, abuso. In scena, Michele Andrei, Paolo Giovannucci, Stefano Laguni e Isacco Venturini. «Una girandola identitaria, un ballo in maschera, un gioco di “società” – così Claudio Longhi, direttore del Piccolo Teatro, scrive a proposito di questo spettacolo - . Nelle mani di Antonio Latella e Federico Bellini, il cavaliere con la Z venuto a «combattere per il povero e l’oppresso» è distante anni luce da quella gabbia iconografica che, fin dal 1919, lo ha immortalato in romanzi, film, serie televisive, canzoni e fumetti. Indigenza e diseguaglianza sociale segnano, in Italia come in molti altri altrove, una desertificazione vorace e in ascesa, ma soprattutto di umanità sopraffatta, a cui lo sguardo teatrale di Latella e Bellini sceglie di non sottrarsi. Non per capriccio o velleità da giustiziere: semmai per un senso morale, e mai moralizzante, che assume i contorni di una satira abrasiva e attualissima». A corollario dello spettacolo, appuntamenti Oltre la scena: l’8 febbraio letture a cura degli attori si intrecceranno al racconto degli spazi e delle funzioni della Casa della Carità e il 9 alla scuola di teatro Luca Ronconi uno workshop con al centro la ricerca coreografica e musicale dello spettacolo, che è ricco di danze.
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