LA VOCE DELLE QUERCE
Impressioni di settembre: poi d’improvviso lei. Piante temerarie che fioriscono per ultime
Ad alcune specie questo mese sembra che dica “svegliati è autunno!” Gli astri fioriscono quando il periodo di luce diventa sempre più breve

Settembre è un mese strano a cui pochi danno retta, presi dal ritorno al lavoro o a scuola, magari già preoccupati per i mesi brutti. Non è passato inosservato però a Mogol che gli ha dedicato due canzoni, una decisamente nota – 29 settembre– e una forse meno nota, ma più centrata –Impressioni di settembre– che mentre l’ascolti ti porta in volo sopra a campagne settembrine. Inizia infatti con «Quante gocce di rugiada intorno a me - Cerco il sole, ma non c’è - Dorme ancora la campagna, forse no», per finire con «ma intanto il sole tra la nebbia filtra già - Il giorno come sempre sarà». È una bella immagine, condivisibile anche da parte delle piante. Settembre è un mese con un clima particolare, di notte fa già freschino, almeno da noi, e l’umidità dell’aria condensa in abbondanti rugiade, nebbie o brume mattutine. Di giorno il sole scalda ancora, facendo evaporare l’acqua che si era condensata nottetempo: a torto o a ragione, il mese rientra per tre quarti nell’estate, per lo meno in quella astronomica.
Per le piante è anche un mese equinoziale, durante il quale il periodo di luce diurna si riduce assai, e da più lungo, diventa uguale e infine più breve del buio notturno. Di fatto, è simmetrico e opposto a marzo, che annuncia l’inizio della primavera, perché le giornate si allungano a scapito della notte. Ma se marzo alle piante dice “svegliati è primavera” - e queste sotto a crescere e fiorire – qual è il messaggio di settembre? Sulle prime viene da dire “inizia ad addormentarti è autunno” – e in effetti per molte è così: le foglie degli alberi si apprestano ad ingiallire – ma sorprende come ad alcune settembre dica “svegliati è autunno!”.
Per spiegare questo paradosso bisogna fare un passo indietro, e parlare delle diverse strategie di accumulo delle risorse nella stagione favorevole. Qualcosa come cicale e formiche, ma questa fiaba Esopo avrebbe dovuto chiamarla degli astri – o dei crisantemi, ma porta male - e delle primule. Ben chiaro, non esistono piante “cicala”, dato che tutte accumulano le risorse prodotte con la fotosintesi per fare foglie e fiori, e anche semi e/o frutti, astri o primule che siano. La differenza sta nel periodo di produzione delle foglie e dei fiori nel corso della stagione, in fondo è solo un problema di bilancio.
Riguardo alla fioritura, ci sono piante che fioriscono a primavera, anche precoce, e in genere il loro numero di fiori viene definito dalle risorse accumulate nella stagione passata, prima del riposo invernale. Queste, solo dopo la fioritura si dedicano alla produzione di fusti e foglie. Altre, all’opposto, fioriscono in base al bilancio dell’anno corrente. Perciò, nella prima parte della stagione continuano a crescere producendo fusti e foglie, per catturare sempre più risorse, e solo verso la fine della stagione si lanciano in fioriture consistenti, spendendo gran parte di ciò che hanno acquisito.
Il primo gruppo con fioriture precoci ed oculate è ben rappresentato dalle primule, in particolare quelle di montagna, mentre agli astri compete il secondo, quello delle piante ingorde, bulimiche, con fioriture tardive e scialacquone!
Va da sé che gli “astri” sono indotti a logiche del tipo “piede a tavoletta”, per la produzione di foglie, fusti e radici durante la stagione, ma anche di “chi salta per ultimo”, per via della fioritura in una rischiosa stagione avanzata. Pur ricordando la mortale chicken run di gioventù bruciata - mitico film del 1955 con James Dean – le piante non sono così “bruciate”: salvo rari casi, portano a termine i loro compiti. In fondo sono solo delle temerarie, costantemente in sfida con le altre piante e con “il mondo”, ma per la cattura delle risorse. Anzi, dato che la fortuna premia gli audaci, questo tipo di strategia sembra essere piuttosto vincente di questi tempi, grazie alle “indulgenze” termiche del cambiamento globale.
Ma cosa c’entra settembre? C’entra eccome, le piante usano la luce, non solo per la fotosintesi, come un prisma e sono in grado di scomporla per leggere la lunghezza d’onda dei vari colori. Prima ancora, riescono a valutare le variazioni del rapporto periodo di luce/buio, se si vuole giorno/notte, per chi non ha casa o serra e dorme all’aperto. La cosa è ben nota alle primule, che fioriscono quando il periodo di luce si allunga a scapito della notte (longidiurne), ma anche agli astri, che al contrario fioriscono quando il periodo di luce diventa sempre più breve (brevidiurne).
Ci si può domandare cosa convenga essere, se precoci primule “longidiurne”, con la possibilità di perdersi inaspettate stagioni favorevoli, o tardivi astri “brevidiurni”, con i relativi rischi di non riuscire a fare tutto per bene in tempo?
La risposta è duplice e dipende dall’ambiente in cui si vive. In ambienti difficili con risorse limitate, come in alta montagna, è molto più vantaggioso essere parsimoniose primule. A essere franchi, non è che ci siano molte alternative: sulle Alpi, a settembre, a 2000 e passa metri, forse le piante si sono già prese un paio di nevicate, altro che fiorire e maturare semi e frutti. Di contro, in ambienti con una buona stagione più lunga, come in collina e in pianura, vale la pena di prendersi dei rischi ed essere dei tardivi temerari, come “astri”, prima o poi ineluttabilmente morenti.
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