SALUTE
Influenza stagionale o Covid?
La ricerca di Human highway per Assosalute-Federchimica sui virus influenzali di quest’inverno: cosa sapere e cosa fare

La coesistenza dell'influenza stagionale e di una ripresa del Covid è giustamente fonte di preoccupazione. Più di 6 italiani su 10, infatti, sono consapevoli della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua ricomparsa con nuove varianti, mentre 5 su 10 temono che i virus influenzali abbiano acquisito nel tempo una maggiore virulenza.
È quanto emerge da una ricerca condotta da Human highway per Assosalute-Federchimica sul tema: “Stagione influenzale 2022-2023: ritorno al passato o inizio di una nuova era? Cosa sapere e cosa fare”.
«La prossima stagione influenzale - assicura il professor Fabrizio Pregliasco, virologo ricercatore di Scienze biomediche per la salute all'università di Milano - si prevede di media intensità, con un numero di malati che oscillare dai 5 ai 6 milioni. Oltre ai casi di influenza propriamente detta, legati quest'anno alla variante H1N1, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus cosiddetti “cugini”, con sintomi simili all’influenza. La loro diffusione dipende da diversi fattori, in primis le condizioni meteorologiche e climatiche. Pertanto, è fondamentale attenersi ad alcune strategie di prevenzione, promuovendo le vaccinazioni e adottando le opportune misure d'intervento».
Assisteremo anche quest'inverno a una coesistenza dell'influenza e del SARS-CoV-2, che può rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, soprattutto considerando la similarità dei sintomi. La parola d'ordine è di rimanere sempre in allerta, ricordando che il SARS-CoV-2 può manifestarsi in forme diverse, ma il tampone resta sempre lo strumento decisivo per riconoscerlo. L'influenza si può facilmente riconoscere perchè accompagnata all’insorgenza brusca della febbre e sintomi respiratori, come tosse, mal di gola e congestione nasale.
«La vaccinazione è una tutela non solo per sé stessi, ma anche per i soggetti più vulnerabili, come bambini, anziani e persone con problemi di salute preesistenti - raccomanda il professor Pregliasco - di conseguenza, mentre i giovani possono scegliere di vaccinarsi, per i soggetti fragili e gli anziani la vaccinazione diventa una necessità, se si vogliono evitare tutte quelle complicazioni legate all’influenza».
Dall'indagine risulta che quest'anno il 33% degli italiani ha intenzione di ricevere il vaccino antinfluenzale (- 5% rispetto al 2022), con una propensione maggiore negli over 65 (56,5 %), percentuali che restano comunque inferiori agli obiettivi del Ministero della Salute.
La comunità scientifica continua a monitorare su tutto il territorio nazionale l'efficacia dei vaccini e a migliorare le strategie di vaccinazione per proteggere al meglio la popolazione. Per quanto riguarda l'influenza, i vaccini sono già stati formulati e contengono la composizione specifica per la stagione in corso, che prevede anche la variante H1N1. Per il Covid-19, invece, sono stati sviluppati vaccini specifici per le diverse varianti, compresa l'Omicron XBB e la Pirola. I dati disponibili finora indicano che questi vaccini hanno una buona capacità protettiva, anche se non garantiscono una protezione al 100%.
Dopo il Covid 19, la popolazione italiana nei confronti della gestione delle influenze stagionali ha subìto dei cambiamenti. Si è osservato un aumento notevole nel numero di persone che preferisce rivolgersi al medico di base. Sono molti anche coloro che si affidano alla propria esperienza e a quella del farmacista come figura di riferimento anche per affrontare l'influenza.
Per i sintomi influenzali è in aumento (48,7% nel 2023 vs 45,6% nel 2022) la quota di italiani che ritiene che il comportamento più saggio sia restare a riposo, ricorrere ai farmaci di automedicazione e solo se la situazione non migliora nel giro di qualche giorno, contattare il medico. La quota di chi pensa che l’antibiotico sia una soluzione efficace e veloce è scesa al 3,8%.
In tutte le indagini dal 2019 ad oggi risulta che i farmaci di automedicazione (quelli con il bollino rosso che sorride sulla confezione) rappresentano la soluzione più comune (59,8% degli intervistati).
Il 58,6% delle donne ritiene che le scelte più sagge siano quella di adottare una strategia che include riposo, farmaci da banco e un eventuale contatto con il medico solo in caso di mancato miglioramento, mentre gli uomini (42%) tendono ad affidarsi subito al consiglio del medico o al ricorso dell’antibiotico, anche quando non è necessario.
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