L’INTERVISTA
«La parola più iconica è cringe»
Dodicesima puntata sulle espressioni più usate dai giovanissimi. Ecco l’analisi del dj e conduttore radiofonico Jason, Giuliano De Brasi

In dieci anni di trasmissione ha notato un’accelerazione nella creazione e diffusione di neologismi o espressioni giovanili. Lui è Jason, Giuliano De Brasi, dj, conduttore radiofonico e voce principale di Hot Pot Secrets, format di rete 55. Il suo è uno sguardo ampio sul fenomeno considerando l’esperienza maturata in altre emittenti come Neverwas Radio e Radio Lupo Solitario. Un’evoluzione, quella del linguaggio, che non può essere archiviata come un fenomeno passeggero.
Jason quanto velocemente cambia il modo di esprimersi dei giovani?
«Ormai basta un trend o un meme virale per far entrare una parola nel nostro linguaggio comune. La parola che considero più iconica per l’attuale generazione è sicuramente cringe, che sta ad indicare qualcosa di imbarazzante, fuori luogo. ma c’è ne sono tante altre».
Quanto ritiene che piattaforme come TikTok, Instagram o X (Twitter) abbiano influenzato il ritmo e la natura dell’evoluzione linguistica giovanile, rispetto magari ai primi anni di “Hot Pot Secrets” in cui l’influenza era maggiore da altri media?
«Rispetto agli esordi di Hot Pot Secrets direi che oggi siamo di fronte a una rivoluzione linguistica. Ai nostri tempi le influenze maggiori provenivano da radio, TV, dalla stessa musica, oggi invece sono gli influencer a creare un nuovo modo di parlare e poi la community lo plasma. Basta un tormentone su tik tok o Instagram e la gente segue il trend. Un esempio lampante può essere il corsivo di Elisa Esposito, per un certo periodo i ragazzi imitavano, anche se solo per gioco, il suo modo di parlare».
Prendendo spunto dal nome della trasmissione, in che modo il linguaggio giovanile di oggi è un “hot pot” linguistico?
«Come nell’hot pot culinario (il brodo orientale in cui mettere tutti gli ingredienti che si desiderano, ndr) oggi nel linguaggio comune convivono elementi distanti tra loro. Ormai l’inglese è ovunque, termini come ghostare, flexare, shoppare, spoilerare ormai sono usati fin dai giovanissimi. Un aiuto grande a questa espansione l’ha data anche il mondo del gaming, che con piattaforme come Twitch o Discord ha dato visibilità a tanti giocatori che si dilettano a “inventare” anche nuovi termini durante i loro video. Vengono poi recuperati i dialetti, che in Italia si stavano un po’ perdendo, spesso usati dai creator in maniera ironica sui social, ma che aiutano a rivendicare una certa appartenenza. Diciamo che l’hot pot linguistico si riempie ogni giorno di termini nuovi che siamo pronti a usare ma anche a dimenticare in fretta».
Il linguaggio giovanile è spesso più rapido nell’adottare forme che riflettono una maggiore sensibilità sociale (es. pronomi neutri, consapevolezza di genere). Nota un cambiamento significativo nel modo in cui i giovani usano il linguaggio per esprimere l’inclusività e l’identità?
«Secondo me si, c’è un cambiamento di significato e lo si nota soprattutto nel modo in cui i giovani usano il linguaggio non solo per comunicare, ma anche per definire se stessi. Ormai è diventato uno strumento capace di riflettersi su temi importanti come il rispetto delle differenze, la fluidità di genere, l’orientamento sessuale e anche l’appartenenza culturale. Ormai il linguaggio è diventato anche una forma di attivismo quotidiano».
Voi in radio siete costantemente a contatto con tanti ospiti. Qual è il suo approccio quando avete giovani in trasmissione: cercate di assimilare e usare il gergo giovanile per accorciare le distanze, oppure preferite mantenere un linguaggio più “standard”?
«In TV ovviamente non limitiamo il modo di parlare degli ospiti, abbiamo sempre dato carta bianca nel nostro format, che comunque nasce come un format radiofonico già avanti e senza tabù nel 2015, sulla scia dello Zoo di 105, dove anche noi parlavamo un po’ di tutto senza blocchi, tra cui anche l’intervista hot ai nostri ospiti. Non nego che a volte ci siamo trovati impreparati su alcuni termini, anche se cerchiamo di tenerci il più possibile aggiornati. Ma nessun blocco. Diciamo che ci sono termini giovanili che per la generazione come la mia iniziano a dare un po’ fastidio, tipo boomer, che spesso viene usata dai giovani per catalogare chi la pensa troppo retrò».
Ci sono stati casi in questi dieci anni in cui ha ascoltato un termine giovanile pensando significasse una cosa, per poi scoprire che il significato era completamente diverso?
«Racconto un aneddoto: un ospite continuava ad usare il termine shippare, che per noi della vecchia scuola associamo a una brutta cosa, tant’è che a una certa abbiamo dovuto fermarci e chiedergli il significato corretto del termine. Significa “sperare che due persone si mettano insieme”. Quindi a volte si è tratti anche in tranello dal significato delle parole perché spesso cambia in base al contesto».
Secondo la sua esperienza, dove pensa che stia andando l’italiano?
«Secondo la mia esperienza, l’italiano sta andando verso una forma sempre più contaminata da questi termini. Le nuove generazioni stanno reinventando la lingua mescolandola a codici social. Però se ci pensiamo la storia dell’italiano è fatta di tante influenze, dal latino ai dialetti, passando anche per il francesismo. Quindi è solo un evoluzione dei tempi, che ci sta. In tutto questo spero che non si perda l’uso del dialetto, perché ha davvero molta importanza secondo me. Io ho origini calabresi e parlo fieramente il dialetto. Comunque se volete imparare termini nuovi inglesizzati vi consiglio di guardare Hot Pot Secrets tutti i giovedì dalle 23 su Rete 55 , e anche la Domenica dopo le 23.30, dove oltre a grandissimi ospiti, c’è la possibilità di imparare termini che il mio socio e collega Pako tira fuori ad hoc per la puntata».
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