La prevenzione urologica è importante già a partire dagli 11 anni e continua fino a 75 anni

Sono circa 10 milioni gli italiani a rischio di patologie urologiche. Il tumore alla prostata - seconda causa oncologica di decesso maschile - registra ogni anno 36mila nuovi casi e 7mila morti. Il cancro alla vescica 100mila nuove diagnosi e 6mila morti ogni 12 mesi. Seguono il cancro ai reni e al testicolo. Quest’ultimo colpisce i giovani tra i 18 e i 55 anni di età. Le patologie urologiche possono presentarsi in ogni fascia di età, a - partire dai problemi legati ai genitali quali la fimosi o il varicocele che interessano i giovani adulti - fino a alle patologie prostatiche che colpiscono l’uomo dai 45/50 anni di età.
Eppure, nonostante l’incidenza di queste patologie, e l’abbassamento della qualità della vita che ne consegue, circa un terzo degli uomini ritiene di non aver bisogno di andare dal medico, né di doversi sottoporre a visite. Solo il 20% della popolazione interessata si controlla con regolarità, gli altri si rivolgono a uno specialista solo in presenza di dolore o di particolari disturbi. Il Covid ha inferto un ulteriore arresto alla prevenzione: in tanti casi i pazienti, temendo di infettarsi, hanno preferito evitare le strutture sanitarie, sottovalutando l’importanza che riveste un controllo per trovare un nodulo nelle sue prime fasi, e per poterlo quindi rimuovere.
Tenersi controllati è fondamentale. La prevenzione del cancro alla prostata consiste nell’eseguire, attraverso un prelievo di sangue, il dosaggio del PSA (acronimo inglese che sta per: antigene prostatico specifico – una proteina prodotta dalla prostata) e fare una visita urologica, durante la quale il medico raccoglie una accurata anamnesi (storia clinica) a partire da quella familiare, prende visione del PSA e visita il paziente. In caso di anomalie emerse dalla visita o dalla valutazione dei valori del PSA, seguono approfondimenti dell’iter diagnostico.
Il rischio di sviluppare un tumore alla prostata aumenta in modo significativo intorno ai 50 anni, la prima visita pertanto dovrebbe essere eseguita tra i 45 e i 50 anni. La prevenzione deve avere cadenza annuale fino ai 75 anni, successivamente si consiglia di eseguire la visita solo in presenza di sintoni.
Oltre alle visite di routine, è consigliato rivolgersi ad uno specialista in tutti quei casi in cui si notano anomalie al corretto funzionamento dell’apparato urinario. Come ad esempio cistiti, incontinenza urinaria, calcolosi renale. Tali patologie interessano anche individui di sesso femminile e sono molto frequenti e di solito sono a decorso cronico, che alla lunga può diventare pericoloso anche per altre parti del corpo.
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