SUL PALCO
La storia di Cosimo che ci fa alzare gli occhi
Il giovane ribelle nato dalla penna di Calvino, sale di nuovo sugli alberi al Piccolo Teatro Grassi di Milano fino al 13 ottobre

Ha dodici anni Cosimo Piovasco di Rondò quando inizia il racconto della sua storia: figlio di una famiglia ligure nobile, diventerà barone dopo la morte del padre. Siamo nel Settecento e a raccontare di lui è suo fratello minore, Biagio. Rapido ad arrampicarsi sui rami degli alberi, testardo nelle sue decisioni, e allo stesso tempo altruista e aperto a nuove idee, proprio su un albero sale per non scendere più a seguito di un litigio con i suoi genitori seguito da una punizione per essersi rifiutato di mangiare un piatto di lumache. Il suo è un vero e proprio atto di ribellione, alla famiglia e poi al mondo. Era il 1957 quando Italo Calvino scrisse Il barone rampante, secondo capitolo della trilogia I nostri antenati, formata anche da Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente: Riccardo Frati ha adattato con fedeltà al romanzo la storia per il teatro e l’ha diretta allestendola per la prima volta in occasione del centenario dalla nascita di Calvino al Piccolo Teatro Grassi di Milano, dove dal 26 settembre al 13 ottobre lo spettacolo torna a grande richiesta. «È un libro ricco di spunti per chiunque – spiega Frati nelle sue note di regia –: dalla relazione con l’autorità, complessa a qualunque età, al rapporto dell’uomo con l’ambiente, è un testo “politico”, nel senso ecumenico del termine, un racconto nel quale ciascuno di noi, adulto o bambino, può ritrovare se stesso». Con scene di Guia Buzzi, costumi di Gianluca Sbicca, disegno luci di Luigi Biondi, composizione musicale e sound design di Davide Fasulo, animazioni di Davide Abbate e, in scena, Mauro Avogadro, Nicola Bortolotti, Matteo Cecchi, Leonardo De Colle, Michele Dell’Utri, Diana Manea e Marina Occhionero lo spettacolo rende la dialettica verticale del testo anche in scena attraverso una serie di pedane e passerelle. Ambientato in una Liguria “immaginaria”, a metà di un Settecento che prelude alla Rivoluzione Francese e che riverbera nei costumi dello spettacolo, «Il barone rampante – continua Frati –, regalandoci un personaggio che si muove in alto, sospeso sulle nostre teste, ci costringe a sollevare gli occhi dai dispositivi in cui siamo isolati, a uscire dalla gabbia delle nostre individualità. L’adolescente Cosimo, che incarna l’urgenza di migliorare il mondo intorno a sé, mi fa pensare ai giovani attivisti per l’ambiente dei giorni nostri, e a tutti coloro che hanno il coraggio di cambiare il proprio punto di vista e di impegnarsi per il bene comune».
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