SUL PALCO
La valigia di Battiston, metafora dell’emigrazione
Il 10 novembre al Maggiore di Verbania. La borsa virtuale dell’emigrante dai racconti del giornalista-scrittore russo Dovlatov
Giuseppe Battiston fruga il 10 novembre al Maggiore di Verbania in una virtuale borsa di un emigrante. Lo fa in maniera dissacrante e ironica in La valigia, dai racconti autobiografici del giornalista-scrittore russo Sergei Dovlatov che, scomparso non ancora cinquantenne nel 1990, dopo essere emigrato nel 1978 a Vienna, si spostò poi a New York, dove raggiunse moglie e figlia e diventò redattore del New American. Pubblicato nel 1986, La valigia riguarda proprio la sua esperienza di emigrante: il protagonista dei racconti porta con sé dall’Unione Sovietica in America una valigia con alcuni oggetti che resterà sigillata in un armadio per alcuni anni, ma che, una volta aperta, vedrà in ogni oggetti riaffiorare un ricordo. Come un contenitore immaginario di una storia che racconta amore e odio, ma soprattutto amore, per il Paese che si è lasciato, facendo sfilare una carrellata di personaggi che altro non sono che i fantasmi che riemergono dalla memoria. Una valigia che diventa metafora dell’emigrazione nello spazio e nel tempo come condizione umana, non solo da un luogo all’altro, ma da un’età all’altra, dove ogni passo è costellato di immagini, episodi, sentimenti e persone.
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