LO SPETTACOLO
Le verità del “Matto”
Al MIV applausi per il nuovo show di Germano Lanzoni. «Ho vissuto cinque anni a Varese»

Leggera e profonda la lezione che il volto del Milanese Imbruttito e varesino d’adozione, Germano Lanzoni, ha impartito stasera, martedì 25 febbraio, al Miv (altro servizio sulla Prealpina in edicola domani, mercoledì 26 febbraio), presentato dal direttore artistico Thomas Incontri e da Andrea Cervini, gran visir della multisala varesina.
Con Lanzoni - celeberrimo volto del Milanese Imbruttito, a breve protagonista del musical Zoe-La terra senza tempo ma in questo caso magistrale giullare dei giorni nostri - si sono esibiti due chitarristi di assoluto valore, Orazio Attanasio e Gianluca Beltrame, che con lui sono registi anarchici di Matto con licenza, spettacolo che ha bissato e superato il successo di Di persona è un altro.
Il pubblico della Sala Giove, non per caso, ha tributato all’eclettismo di Lanzoni, nella versione “matto che dice la verità”, sfilando abitudini incrostate da un quieto vivere che proprio quieto non è.
Un richiamo all’essenziale umano in forma di dubbio è quello che Lanzoni pone nelle coscienze, rispolverando brani musicali della Milano di ringhiera e battute su uno stile di vita che da quella capitale culturale, con epigoni Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Dario Fo e altri ancora, oggi pare lontana più dei sessanta-settant’anni anagrafici. Questione d’umanità repressa e depressa. Ecco perché una risata che dice la verità, fa certo meglio di mille slogan sospesi tra pubblicità e politica: ben torniti fuori ma vuoti dentro.
«HO VISSUTO A VARESE»
«Ho vissuto cinque anni a Varese. In esilio. Il varesino vive in centro. Il varesotto, anzi giargiana, abita a Buguggiate». Così si è presentato Germano Lanzoni al pubblico che ha riempito la Sala Giove del MIV.
Poi ha attaccato, su uno stacco sincopato dei suoi due chitarristi e inquadrato la «situa»: berci e belati in guisa di gorgheggi.
E poi via... schivando le disavventure milaniste, con chicche di sapienza. Alludendo a Follia, figlia di Pluto, non c’entra col cane di Topolino, e Neotete: ricchezza e giovinezza fanno la follia.
Eppoi la condanna a morte di Triboulet. Con grazia in extremis: il mio ultimo desiderio? Morire di vecchiaia. Re convinto, Triboulet salvo.
E ancora il Domeneghino (narrato da Carlo Maria Maggi), il servo affittato dai "wannabe" per passeggiare (il che dimostra che noi milanesi siamo coglioni almeno dal 1600).
Dal Domeneghino al Meneghino a Tino Scotti a Guido Nicheli, il Dogui.
«E a me tocca fare una crociata per l’Italia per rendere simpatici i milanesi».
Olimpiade invernale a Milano?
Ovvio: è la città italiana in cui la "neve" c’è tutto l’anno.
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