CONSIGLI DI CULTURA
Le metafore visive di Valerio Adami
In corso presso Palazzo Reale a Milano una mostra dedicata al pittore bolognese
Oltre settanta quadri di grandi dimensioni e più di cinquanta disegni eseguiti dal 1957 al 2023 compongono l’antologica Valerio Adami. Pittore di idee a cura di Marco Meneguzzo, realizzata grazie alla Fondazione Marconi e alla collaborazione di Galerie Templon e Dep Art Gallery, in corso presso Palazzo Reale a Milano.
Dopo gli studi compiuti all’Accademia di Brera sotto la guida di Achille Funi, Valerio Adami si reca a Parigi al fine cogliere le influenze artistiche e intellettuali dell’epoca. Da quel momento capitale francese diventerà suo luogo d’elezione. Il desiderio di viaggiare, sempre in compagnia della moglie Camilla Cantoni Mamiani li porterà a frequentare negli anni, Londra, New York, Città del Messico, Atene, Cuba e Caracas, mai comunque staccandosi definitivamente da Milano e dalla casa di Meina sul Lago Maggiore.
Sin dagli inizi Adami (Bologna 1935) ha prediletto il grande formato dando vita a scenografie animate da riferimenti letterari, mitologici, filosofici e di classicità pittorica ritenuti dinamiche fondanti del pensiero Occidentale arrivando a dialogare con intellettuali e scrittori del calibro di Italo Calvino, Jacques Derrida, Antonio Tabucchi, Octavio Paz, Luciano Berio e Jean-Francois Lyotard.
Numerosissime le personali in tutto il mondo, ne citeremo alcune: al MoMa e al Jewish Museum di New York, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, al Centre Georges Pompidou a Parigi e alla Fondazione Maeght a Tel Aviv. Tra le prestigiose commissioni per la realizzazione di opere pubbliche vanno ricordati i pannelli murali alla Gare d’Austerlitz e al Théâtre du Chatelet a Parigi.
L’armonia scenica messa in atto da Adami nelle sue opere tende a caratterizzare la singolarità di fisionomie, oggetti e architetture. Negli sguardi di alcuni personaggi si scorge la ricerca di un altrove lontano dal contesto di appartenenza; forse un oltre spirituale, forse immaginifico, forse stasi meditativa. Fluttuano le scritte dei titoli all’interno delle opere, come mosse da sviluppi emotivi tali da insinuare nelle punte estreme coordinate temporali tra ciò che è, è stato e sarà. La fisicità delle figure è distinta da proprie cadenze di colore delimitate da un segno di vigorosa tensione arrivando a definire di ognuno sia i tratti caratteriali, sia i flussi emotivi. Del resto è dire comune, rosso di rabbia o di vergogna, essere al verde, candido come un giglio, occhi azzurro cielo, o anche essere d’umor nero. Nelle suoi lavori Adami pare dilatare la cadenza del tempo accostando architetture elleniche al qui e ora, componendo una ellisse transitoria di straordinario respiro storico e umano, mosso a tratti da tracce segniche che in alcuni frangenti delimitano il percorso visivo in altri tendono a definire l’inafferrabilità di epoche e spazi prospettici.
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