LE TENDENZE
Verso materiali più performanti

La pelle è uno dei materiali prediletti del mondo della moda e del design, dall’abbigliamento agli accessori, dagli imbottiti egli accessori di lusso, ma perché piace così tanto? E da così tanti anni cavalca la cresta dell’onda? Lo chiediamo a Elena Marradi ricercatrice materiali e tendenze con focus per la calzatura e la pelletteria. «Sicuramente ritengo che la pelle sia un materiale unico poiché capace di modificarsi ed acquistare fascino con il tempo. È un materiale naturale per eccellenza che fa parte della storia umana da sempre».
Negli ultimi anni però abbiamo visto affacciarsi sul mercato nuovi materiali sintetici ed accattivanti che cercano di rubare il primato della pelle attirando a sé stilisti e brand che sperimentano così nuovi approcci progettuali e nuove finiture. Cosa ne pensa? E di quali materiali in specifico stiamo parlando?
«Sicuramente la tecnologia ha portato a creare materiali sempre più performanti ed accattivanti. Spesso anche la pelle è stata trasformata per mezzo di finissaggi superficiali in modo da aumentarne le performance. Detto ciò il mondo del sintetico derivato dalla chimica ha offerto moltissime innovazioni soprattutto legate al mondo delle microfibre e delle fibre ceramiche (come Kevlar e fibra di carbonio). All’interno del mondo della calzatura e della pelletteria, inoltre, la necessità sempre costante di realizzare prodotti ad alto contenuto creativo ha permesso uno sviluppo maggiore di materiali alternativi soprattutto di derivazione tessile (pensiamo alla rivoluzione del sock knit- tomaia a calzino). Anche se la pelle ha comunque saputo sfruttare tecniche e lavorazioni proprie del tessile a proprio vantaggio creando un clash stilistico importante». Parlando di sostenibilità invece dobbiamo fare qualche precisazione: se ci sono quali di questi materiali sono davvero innovativi dal punto di vista della sostenibilità?
«Sostenibilità prima di tutto o giusto compromesso tra industria manifatturiera, creatività e ambiente? Personalmente preferisco usare la parola responsabilità. Essere responsabili significa riconoscere i propri limiti e cercare di fare “la cosa giusta”. In questo senso ritengo importantissimo delineare diversi ambiti in cui possiamo essere responsabili: nei processi produttivi scegliendo di realizzare conce senza utilizzo di metalli pesanti e poi i prodotti ovvero lo sforzo globale di tutta la filiera sia conciaria che tessile volta alla ricerca costante di materiali alternativi che abbiano un contenuto responsabile verso l’ambienti. In particolare il focus del momento è la biodegradabilità che è la sfida costante per la non immissione delle microplastiche nell’ambiente. Da questo punto di vista la pelle ne risulta sicuramente avvantaggiata poiché è già per natura biodegradabile e necessita solo di essere lavorata senza uso eccessivo sia chimico che plastico».
Voi stilisti oggi quanto considerate importante affrontare un progetto anche dal punto di vista della sostenibilità?
«Lavoro a fianco di stilisti tutti i giorni e posso confermare che mentre qualche anno fa la cosiddetta coscienza “green” era più uno strumento di marketing oggi sempre più consumatori e di conseguenza stilisti prendono coscienza di approfondire il grado di responsabilità ambientale delle proprie collezioni».
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