VARESE
Malattie del sangue, allarme Covid

In Italia, ogni anno, sono più di 33mila coloro che ricevono una diagnosi di tumore del sangue. La situazione è ancora più preoccupante in tempo di pandemia. Un recente studio della Società italiana di ematologia (Sie), pubblicato anche da “The Lancet Hematology”, ha evidenziato un altissimo tasso di mortalità (37%) nei pazienti ematologici contagiati dal Covid-19.
Percentuale 2,4 volte superiore rispetto a quella di tutta la popolazione e 3,72 volte superiore per i pazienti under-70.
«Un assurdo se si pensa che il 70% dei colpiti da un tumore del sangue oggi guarisce - fa presente Paolo Corradini, presidente della Sie e direttore di Ematologia all’Istituto nazionale tumori di Milano - grazie a terapie sempre più efficaci e a trattamenti che anche durante la pandemia non potevano essere interrotti».
L’immunodepressione provocata da queste malattie colpisce il midollo, organo che produce le difese immunitarie e che espone i pazienti a maggior rischio di morte se contagiati dal Covid-19.
«Finora i nostri centri hanno continuato a curare con regolarità i pazienti - continua il professor Corradini - ma tutto può essere vanificato in futuro dal comportamento poco responsabile di alcuni cittadini».
In Francia, ad esempio, a causa dell’altissimo numero di contagi, stanno già riducendo i posti letto per terapie salvavita, come il trapianto di midollo osseo.
La terapia cellulare CAR-T, eseguibile solo in centri ospedalieri specializzati, è una forma innovativa di immunoterapia, che utilizza le cellule del sistema immunitario (linfociti T) prelevate dal paziente, ingegnerizzate in laboratorio e addestrate a riconoscere e combattere il tumore, per essere poi reinfuse nel paziente.
I trapianti allogenici, cioè da donatore compatibile, sono invece indicati per le leucemie acute, le mielodisplasie e i linfomi.
Ogni anno, in Italia, vengono effettuati circa 1.800 trapianti di midollo osseo da donatore e durante il Covid, rispetto allo stesso periodo del 2019, c’è stata una diminuzione di appena l’8%. Il merito va al grande sforzo degli operatori sanitari, che in certi ospedali hanno continuato a lavorare a pieno regime, nonostante il contagio da virus presente in altri reparti.
«Nello studio pubblicato su The Lancet Hematology sono state considerate le cure non solo dei tumori del sangue ma anche di altre malattie ematologiche maligne - sottolinea Francesco Passamonti, ordinario di Ematologia all’Università dell’Insubria e direttore di Ematologia Asst Sette Laghi di Varese – e per un periodo di ospedalizzazione breve (16 giorni) solo il 18% ha potuto accedere alle terapie intensive. Su 536 pazienti con malattie ematologiche e contagiati dal Covid-19, 198 (37%) sono deceduti». Purtoppo, una percentuale altissima.
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