VARESE
«Malvagità satanica. E nessuno si è mosso»
Delitto di Casbeno. La lettera della moglie di Fabio Limido: «L’assassino era in giro con un coltello da anni, le autorità lo sapevano»
C’è un tempo per parlare ed un tempo per tacere. «È meglio piangere che essere arrabbiati, perché la rabbia fa male agli altri, mentre le lacrime scorrono silenziosamente attraverso l’anima e purificano il cuore» (Giovanni Paolo II).
Caro Signor Direttore,
approfitto della Sua ospitalità per ringraziare innanzitutto tutti coloro che non conosco personalmente e che hanno dimostrato a me e alla mia famiglia il loro grande affetto e la loro partecipazione alla nostra tragedia. Perché di una tragedia si è trattata. La malvagità satanica ha privato un bambino del nonno ed ha tentato di levargli la madre, oltre ad avergli rovinato irrimediabilmente l’immagine paterna.
Ho premesso che c’è un tempo per tacere: il silenzio rispettoso su questa vicenda sarebbe stato molto più elegante ed opportuno piuttosto che un commento superficiale smentito dalle risultanze delle videocamere e del referto autoptico; e ciò nel rispetto delle persone e dei colleghi. C’è un limite a tutto che Sant’Alfonso Maria De Liguori, Dottore della Chiesa e protettore degli avvocati, sintetizzava nella quinta regola: «È necessario lo studio dei processi per dedurne gli argomenti validi alla difesa della causa». Superfluo dire che Sant’Alfonso si spogliò di ogni suo bene.
A dire di dette fonti, se mio marito non fosse intervenuto, la terza coltellata diretta alla testa di mia figlia avrebbe ucciso la madre di quel bambino. Mio marito senza pensarci un attimo ha sacrificato se stesso, ci ha messo poco a decidere e poco a morire. Ciò ci consola in termini di sofferenza fisica, ma ci chiediamo quale sia stata la sua espressione di fronte a satana. E questo pensiero è difficile da cancellare.
Il tempo per parlare e chiedere scusa per la negligenza e la superficialità con cui questa vicenda è stata trattata non è ancora spirato: la Polizia ci ha messo dodici minuti per percorrere cento metri; la stessa, così come la Procura della Repubblica, era ben a conoscenza da anni che l’assassino era in giro con un coltello, così come aveva tagliato gli pneumatici dell’auto di mia madre con lo stesso coltello, fatto oggetto di denuncia specifica da parte di mia madre. Ma nessuno si è mosso; nessuno ha verificato dove fosse la cella del suo cellulare, nessuno si è preoccupato di proteggerci, mentre pare che la famiglia dell’assassino, oggi, sia sotto protezione per evitare che il popolo indignato assuma qualche iniziativa contro di loro.
Da ultimo, non sono animalista ma debbo rilevare che il mio cane, un cucciolo di sei mesi, il giorno prima del funerale mi ha raggiunto a letto, ha posato il muso sul materasso e, con le orecchie basse e gli occhi semichiusi, mi ha dato la zampa: mi ha comunicato la sua tristezza infinita, il suo dolore profondo per la nostra perdita.
C’è ancora tempo per parlare.
Con ossequio.
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