MARILÙ OLIVA
Il riscatto delle donne mitologiche

Il fascino del mito. Il viaggio e la conoscenza, l’amore e la guerra, il fronteggiarsi costante dell’uomo e del divino.
Avventure e colpi di scena che piace sempre ascoltare. E che affascinano tutti. Da sempre le storie degli eroi e la mitologia piacciono e nei secoli hanno dato vita a riprese, adattamenti, nuove narrazioni, anche sotto altre vesti e altri linguaggi artistici: dalla scrittura alla pittura, dalla scultura al cinema, al teatro. Dal poema al romanzo. Al mito che diventa romanzo. Con una prospettiva, se non ribaltata, almeno diversa.
Facendo per esempio restare l’Odissea un viaggio, ma, più che di Ulisse, dell’amore di tante donne. Donne che «dominano un territorio o sostengono spazi di uomini». E che dunque «sono donne rivoluzionarie, perché sono padrone della loro vita».
Parola di Marilù Oliva, scrittrice bolognese particolarmente nota e apprezzata nel genere thriller e noir, ma che da sempre ha una grande attenzione per la questione femminile e per argomenti sociali e di attualità. E che nelle scorse settimane ha pubblicato per Solferino il romanzo «L’Odissea» (16 euro), già tra le top nelle classifiche di vendita: il grande viaggio del mito greco di Ulisse, raccontata però dalle donne che la popolano.
«Donne – sottolinea l’autrice – che esistevano, ma che erano nell’ombra di una letteratura antica che, fatta esclusione per le dee, era maschiocentrica». E allora a narrare sono qui Penelope, Circe, Calipso, ma anche Euriclea, la nutrice che ha cresciuto Ulisse, e che in realtà «è stata venduta giovanissima a Laerte, subendo tutte le angherie che possono toccare a una donna che è ritenuta una schiava – spiega Marilù Oliva -. E che alla fine si allea con Penelope, figura che dimostra di essere veramente centrale e regina del suo spazio».
Una sposa che attende, ma che è caparbia esattamente come nel mito è descritto Ulisse. Il quale, nel romanzo, ha a sua volta un ruolo molto particolare nel suo rapporto con le donne. «Il libro – prosegue infatti l’autrice – è ricco di storie di alleanze al femminile, ma anche di scontri. Pensiamo a Calipso, che non è realmente innamorata di Ulisse, ma che lo vuole semplicemente come suo “gingillo” sessuale per rompere le abitudini. E anche quando le arriva l’ordine dall’alto di lasciarlo libero, lei non lo fa, promettendogli l’immortalità se resta con lei: questo è un vero esempio di becera competizione tra donne. Ulisse però la rifiuta e questo è bello, perché ci vedo un Ulisse che non vuole rinunciare alla sua condizione di uomo».
E a leggere il romanzo, uno dei leitmotiv è proprio questa differenza tra la situazione umana e divina. «Ma siamo sicuri – si chiede e ci chiede Marilù Oliva – che gli dei stiano bene nella loro immortalità? A volte trapela una invidia da parte delle divinità per la condizione umana».
Dunque le donne cantano qui le peregrinazioni dell’eroe inquieto e ciascuna di loro è protagonista di una tappa di questo avventuroso viaggio, ribaltando però la prospettiva unica del maschile nel coro delle prospettive femminili che creano un continuo alternarsi di punti di vista e di sentimenti.
L’idea di una rilettura al femminile sotto forma di romanzo di uno dei più grandi racconti di miti greci è partita proprio dal voler dar voce a queste donne così presenti eppure lasciate spesso dietro le quinte nella narrazione, ma anche dalla passione dell’autrice per il mito, che si evince già in altri suoi scritti. Una passione che arriva da lontano.
«Ho scoperto l’Iliade e l’Odissea come studentessa, a scuola, e mi sono presa una vera e propria sbandata per Achille, che immaginavo proprio con la fisionomia di Brad Pitt – racconta -. Figurarsi quando mi sono vista proprio lui che lo impersonava nel film di Petersen Troy. E poi a scuola, durante le lezioni, spesso disegnavo sotto il banco le storie dell’Iliade e nel pomeriggio leggevo testi anche universitari sull’argomento, che mi facevo comprare o acquistavo io stessa. Perché con i miti, alla fine, tutti noi dobbiamo farci i conti, anche come scrittori: lì affonda l’immaginario della letteratura, ci sono storie così sanguinarie, guerre così fratricide che ci raccontano di odi mortali e che neppure il più noir degli autori potrebbe trovare. Penso per esempio ad Atreo che finge di voler fare pace con Tieste e gli cucina e offre in pasto i figli. Al mito greco non possiamo scampare».
E lei, noirista, a questo romanzo è invece arrivata iniziando a tradurre per i suoi studenti (è insegnante di lettere in una scuola superiori) non trovando sulle antologie versioni che la soddisfacevano totalmente. «E poi ne ho fatto una riscrittura, anche su idea della mia agente letteraria – conclude -. Perché io mi sono intestardita sul noir, ma il mito è una mia vecchia fiamma. Ed è tornata».
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