MEDUSE
L’urticante bellezza del mare

Fluttuano leggere ed eleganti appena sotto la superficie del mare, affascinanti per forma e colore viene quasi voglia di avvicinarsi e sfiorarle. Meglio non farlo. Anzi, starne proprio alla larga se possibile.
Le meduse che popolano i nostri mari sono sempre più pericolose, complice il cambiamento climatico che rende le acque più calde e quindi invitanti per molti esemplari molto pericolosi, persino mortali. Se ci si trova in acqua, dunque, meglio cambiar strada, e in fretta. Anche perché sono animali che vivono in gruppo. Se ne avvistate una è molto probabile che ci sia il resto della «compagnia» nelle vicinanze.
Il loro aspetto gelatinoso, dalla caratteristica forma a ombrello, è dovuto alla loro composizione che comprende il 98 per cento di acqua. Tra le specie più abbondanti nel mar Mediterraneo c’è la medusa luminosa (Pelagia noctiluca) la più comune soprattutto nel Tirreno, prediligono invece l’Adriatico e lo Ionio la tubercolata (Cotylorhiza tubercolata) e la «barchetta di san Pietro», come è soprannominata la Velella velella a causa di una cresta triangolare che è simile a una vela che le permette di muoversi, spinta da vento, sulla superficie dell’acqua.
Dicevamo della tropicalizzazione del bacino mediterraneo che porta diverse specie aliene dalle nostre parti. E proprio di qualche giorno fa la notizia di alcuni turisti entrati in contatto con la temutissima (e a volte letale) Caravella Portoghese (Physalia Physalis), una specie oceanica dai meravigliosi colori vividi, che sta terrorizzando le spiagge spagnole.
Senza generare allarmismi, in genere il contatto con una delle «nostre» specie dà solo molto fastidio, ma non è mortale. La parte tossica della medusa è chiusa sui tentacoli dove si trovano degli organi detti nematocisti che contengono filamenti urticanti estroflessi in caso di contatto la cute, provocando una ustione-irritazione.
Il dolore-bruciore è la prima cosa che si prova dopo il contatto al quale seguono gonfiore, eritema, vescicole e bolle. A questo punto come comportarsi? Se si è al largo, niente panico, respirate regolarmente e tornate a riva magari chiedendo aiuto a compagni di nuotata, se invece si è sul bagnasciuga, uscire dall’acqua.
Prima cosa da fare è lavare la zona con acqua di mare per cercare di diluire la tossina penetrata. No all’acqua dolce perché potrebbe favorire la rottura delle nematocisti rimaste intatte sulla pelle.
A questo punto occorre pulire la pelle dai filamenti residui, per farlo utilizzare una pinzetta, una tessera di plastica rigida o un coltello (non dalla parte della lama). Il passaggio successivo punta a cercare di lenire il dolore applicando un gel astringente al cloruro d’alluminio (lo si trova facilmente in farmacia), ricorrendo ad analgesici e a impacchi di ghiaccio o bicarbonato di sodio direttamente sulla pelle. In caso di reazioni cutanee diffuse, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini e confusione chiamare immediatamente il numero di pronto intervento.
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