TEATRO ARISTON
Moda e ribellione sul palco di Sanremo

Sul Palco dell’Ariston non va in scena solo il Festival della Canzone Italiana. Sanremo, infatti, è molto di più: una kermesse che racconta la cultura italiana, dal 1951 a oggi, tra look dall’eleganza classica ed outfit di rottura, per dipingere tutte le molteplici sfaccettature del nostro Paese. E se l’obiettivo è sempre stato quello di trovare ciò che è televisivamente efficace, il Festival di Sanremo ha anche saputo raccontare e rappresentare le questioni sociali del momento, tanto attraverso le parole delle canzoni, quanto con la moda. Non sono mancati alti e bassi, tra momenti discutibili ed altri stilisticamente pregevoli: il Festival, in fondo, è uno spaccato di vita italiana, in tutte le sue sfaccettature. E, se la moda è uno dei vanti del “made in Italy”, come dimenticare quegli abiti che hanno fatto sognare, indignare e discutere il pubblico del Festival?
ABITI ICONICI
Un esempio è, certamente, l’abito di chiffon con gonna a corolla e vita stretta di Mina nel 1961. Sulle note di “Le Mille Bolle Blu”, il tessuto a maxi pois ispirato alla canzone è stato un successo. Naturalmente, alcuni personaggi sono stati più legati di altri al lato più modaiolo del Festival, come Anna Oxa. Era il 1978 quando – con “Un’emozione da poco”, scritta da Ivano Fossati - la cantante allora sedicenne portò per la prima volta un’estetica grunge e rock sul palco dell’Ariston. I capisaldi del suo stile furono da subito trucco espressionista e abiti punk, in netto contrasto con l’atmosfera romantica e fiorita che ha caratterizzato il Festival sin dalla sua prima edizione. È del 1999, però, il suo look più iconico: il “perizoma della Oxa” è, ancora oggi, scolpito negli annali della televisione italiana. Firmato Tom Ford - all’epoca direttore creativo di Gucci - lo slip esce dai pantaloni di Anna Oxa diventando l’elemento di spicco del look, in abbinamento a pantaloni a zampa e top smanicato. Un look “Senza Pietà”, in perfetto stile anni Duemila e di rottura, specialmente perché sancì il definitivo ingresso dell’alta moda sul palco di Sanremo.
Prima di allora, naturalmente, c’erano già stati splendidi matrimoni di stile. Quello tra Mia Martini e Giorgio Armani, ad esempio. Dalla fine degli anni Ottanta, infatti, lo stilista ha curato il look della cantante in tutte le sue apparizioni al Festival di Sanremo. Lo ha fatto nel 1989 con “Almeno Tu nell’Universo”, avvolgendo Mia Martini in abiti romantici giocati su bianco e nero e, in particolare, con quell’abito a pois abbinato a lunghi guanti neri che è passato alla storia, ma anche nel 1990 attraverso silhouette ampie e gipsy, con fiori coloratissimi, per vestire le note de “La Nevicata del’56”.
GLI OUTFIT DI GIORGIO ARMANI
L’estetica della cantante cambia leggermente nel 1992, quando Giorgio Armani creò per lei outfit comodi, che le permettessero di muoversi durante l’interpretazione di Gli Uomini non Cambiano. Indubbiamente, alcuni dei look più iconici di Saremo risalgono agli anni Ottanta. Basti pensare a Donatella Rettore nell’86, con tanto di spalline con le piume, o a Patty Pravo nel 1984. Sulle note di “Per una Bambola”, infatti, la cantante appare come una geisha sulla scalinata dell’Ariston grazie al kimono in maglia metallica firmato Versace. Ed è sempre agli anni Ottanta che risale un successo come Quello che le Donne non Dicono di Fiorella Mannoia e del suo tubino in jersey di lana nero firmato Romeo Gigli. Una creazione minimalista, perfetta per supportare l’inno all’intimità femminile che rappresenta la canzone: l’abito, infatti, sembra quasi sparire per lasciare spazio unicamente alla voce della Mannoia e alla sua descrizione intimistica delle donne «dolcemente complicate».
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