L’OMAGGIO
Monica Giuntoli interpreta The Voice

È appena uscito Monica loves Frank (Jasm Records/Believe), il nuovo album della cantante jazz milanese Monica Giuntoli, anticipato dal singolo My funny Valentine.
Il disco nasce come omaggio a Frank Sinatra. Giuntoli studia al Cpm di Milano sotto la guida di Tiziana Ghiglioni e del Maestro Roberto Cipelli. Nel suo percorso ci sono il Teatro alla Scala, il Nazionale e lo Smeraldo, e Sanremo Giovani, dove arriva in finale. Nella sua carriera c’è anche un po’ di Varesotto.
Ci parla del suo legame con la provincia di Varese?
«Ho studiato per anni con il maestro Sante Palumbo all’Accademia di musica di Castellanza che, oltre ad essere sita in un luogo incantevole, Villa Pomini, mi ha dato l’opportunità di esibirmi in molte manifestazioni legate a Universiter in concerto, dove ho interpretato brani in omaggio a grandi artisti quali Miles Davis, John Coltrane, Antonio Carlos Jobim. Ho cantato al Sociale di Busto Arsizio per la Fondazione comunitaria del Varesotto onlus e sono stata ospite di Max De Aloe al Festival Jazz di Gallarate».
Ha fatto concerti in provincia?
«Abbiamo scelto Il Melo Planet Soul di Gallarate, che propone concerti della rassegna Jazz’Appeal, per la presentazione di Monica Loves Frank il 5 aprile con il Maestro Palumbo al pianoforte, Riccardo Fioravanti al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria».
Pensa sia una zona proficua per il jazz?
«Sì, ho visto questa zona crescere negli ultimi anni, basta vedere tutte le proposte di rassegne di jazz di Busto Arsizio, Castellanza e della stessa Varese, che nel 2018 ha ospitato alcuni eventi di JazzMI, diventando una vera e propria vetrina di prestigio per gli artisti che, a loro volta, richiamano un pubblico sempre più numeroso di appassionati. Inoltre a locali e realtà come il già citato Melo Planet Soul e il 67 Jazz Club di Varese va riconosciuto l’impegno, in un periodo storico non facile, di una continuativa programmazione di musica jazz di altissima qualità».
Ricorda quando ha ascoltato per la prima volta Frank Sinatra?
«Sì, lo ricordo benissimo: avevo 17 anni e mi avevano chiesto di cantare alla festa di fine anno della mia scuola Strangers in the Night, suo grande cavallo di battaglia; dovetti quindi studiarla. Beh, non mi stancavo mai di ascoltarla e mi resi subito conto che era soprattutto per piacere, la sua voce mi aveva conquistata».
Quale canzone di Sinatra preferisce e perché?
« I’m a fool to want you, perché è stata scritta proprio da lui. Ha descritto in maniera struggente l’amore per Ava Gardner. Amo questo brano perché trovo il testo molto onesto, veritiero e riesce a mettere in luce le sue fragilità come uomo».
C’è un messaggio che vuole trasmettere con il nuovo album?
«Sì, che si possono interpretare i grandi classici proponendoli con arrangiamenti in grado di arricchirli, rispettandone la natura e la bellezza della composizione originale».
Come nasce My funny Valentine?
«Un giorno, con il Maestro Palumbo, stavamo valutando la possibilità di inserire nel progetto il brano April in Paris; mentre stava per iniziare a suonarlo, ho notato un piccolo pentagramma scritto sull’angolo dello spartito. Quando gli chiesi di cosa si trattasse, lui mi disse che era l’idea per un arrangiamento, di 20 anni prima, di My Funny Valentine. È sempre stato uno dei miei standard preferiti e quando ho sentito la sua proposta sono rimasta entusiasta».
© Riproduzione Riservata