L’INTERVISTA
«Nostro figlio non è un demone»
Varese, parlano per la prima volta i genitori di Marco Manfrinati: «Lui, Lavinia e le false narrazioni»
«Prendiamo le distanze dal gesto di nostro figlio ma non possiamo prendere le distanze da lui come ci è stato chiesto dai Servizi sociali di Varese. Marco rimarrà sempre nostro figlio, che continueremo ad amare e che non abbandoneremo mai, chi è genitore può capirci. Noi non siamo per la violenza. Mai». La luce del tardo pomeriggio, quella di un tramonto autunnale, si insinua dalle ampie finestre dello studio legale dell’avvocato Fabrizio Busignani, nel centro di Varese. Paola e Giuliano parlano con voce ora netta, ora rotta dall’emozione. Quelle voci sono lo specchio dei sentimenti. Appartengono ai genitori di Marco Manfrinati, il 40enne in carcere con l’accusa di aver sfregiato l’ex moglie, Lavinia, e di aver ucciso l’ex suocero, Fabio Limido, il 6 maggio scorso. Paola e Giuliano non hanno mai espresso neanche un pensiero in pubblico. Hanno subito minacce anonime. Adesso, la prima intervista in esclusiva alla Prealpina.
Come sta vostro figlio?
«Lo vediamo sei volte al mese. È dispiaciuto e sconfortato».
Che cosa sperate per lui? ( processo in corso a Varese, ndr).
«Ha sbagliato, noi vogliamo che paghi. Ma che paghi il giusto ». La voce qui è scossa dal sentimento. Poi, torna ferma. C’è stata una tragedia che ha coinvolto la famiglia Limido... «Non abbiamo ritenuto opportuno mandare messaggi di cordoglio onde evitare strumentalizzazioni ma io mamma di Marco, che sono praticante, ho molto pregato per la guarigione di Lavinia e il giorno del funerale ho partecipato a una santa messa in suffragio per il signor Fabio».
Parliamo del processo.
«Non vogliamo parlare dei procedimenti penali in corso che vedono nostro figlio imputato, ma solo dei fatti che riguardano il procedimento archiviato. A noi non interessano i processi mediatici. Siamo arrivati a questa decisione di rilasciare un'intervista, perché speravamo che la conferma dell'archiviazione per violenza domestica arrivata a luglio (archiviazione della accuse a carico di Manfrinati, ndr) avrebbe portato la famiglia Limido e Criscuolo ad adottare un comportamento più pacato e sereno».
Non è così?
«Alla luce delle continue narrazioni sempre le stesse, ci vediamo costretti a precisare alcune cose...»
Quali?
«Non capiamo se cerchino di influenzare l’opinione pubblica, i giudici o se sia una campagna pre-elettorale, certo che per chi non conosce tutta la vicenda, questa narrazione può trarre in inganno: sembra davvero un'escalation che parte da un comportamento violento in ambito familiare e che poi va via via degenerando».
Qual è invece la vostra convinzione?
«Che non è così: martedì scorso, alla trasmissione Rai “Sopravvissute”, Lavinia, nonostante l'archiviazione, ha insistito a dire che era vessata, che non aveva libertà, che non poteva frequentare chi voleva, che era controllata, che in casa vi fossero litigi violenti. Ma tutto questo l’aveva denunciato a luglio 2022, sono partite le indagini, sono stati sentiti i vicini di casa, i testimoni, i familiari, e già a settembre vi era stata una revoca parziale e a novembre una revoca totale con richiesta d'archiviazione a cui loro si sono opposti e a luglio è arrivata la conferma dell’archiviazione. Questo significa che la denuncia riguardava episodi falsi. Nostro figlio non è mai stato violento. E poi...».
Voi dite che vostro figlio non è mai stato violento...
«Marco non è mai stato pericoloso e violento. Ci chiediamo perché con un marito e padre pericoloso e violento fino alla primavera 2022 Lavinia abbia cercato un altro figlio, come dimostrano delle chat di conversazione tra i due».
Il capitolo per voi, nonni, altrettanto doloroso, anzi di più: vostro nipote. Da giugno 2022 lo avete visto due volte. È vero?
«Sì, vittima innocente in tutta questa vicenda, non si pensa alla sua sofferenza e ai suoi diritti. Lavinia, ci spiace dirlo, non ha mai risposto ai nostri messaggi, per mesi e mesi abbiamo cercato un accordo pacifico per il bene del bimbo ma nulla, sempre dinieghi e ostacoli. E spiace aver sentito dalla nonna materna che farà di tutto per impedire la ripresa dei nostri contatti con lui».
Un ultimo pensiero.
«Vogliamo ringraziare i vicini di casa, gli amici vicini e lontani, gli amici di Marco. E ringraziamo anche le guardie carcerarie per la loro discrezione e professionalità».
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