SPORT
A bordo delle Formula 1 dell’acqua
Barche sempre più performanti nel mondo del canottaggio

Il canottaggio senza barche non esisterebbe, un po’ come la Formula Uno senza auto. Sport all’apparenza distanti, ma accomunati dalla stessa ricerca minuziosa della perfezione del mezzo. Auto o barca devono infatti garantire all’atleta di esprimersi al massimo e, di conseguenza, diventano essenziali nella performance agonistica. L’atleta, oltre ad allenarsi, deve poter contare su mezzi sempre più performanti che anno dopo anno continuano a migliorarsi attraverso ricerca e innovazione. La progettazione e la costruzione di imbarcazioni da canottaggio gode di una tradizione più che centenaria. Il percorso che ha permesso di raggiungere le forme odierne è marcato da operosità, spirito di ricerca, grande capacità artigiana e conoscenze tecniche. Oggi gli scafi sono affusolati, realizzati con gli stessi materiali impiegati nella Formula Uno. Fibra di carbonio, fibre di vetro e alluminio sono solo alcuni dei materiali che oggi dominano il mercato. A questi si aggiungono le vernici, che a contatto con l’acqua devono garantire adesione e scivolamento. La grande curiosità sta nelle dimensioni. Un singolo ad esempio è lungo 8 metri, largo 30 centimetri, e pesa circa 14 chilogrammi. In pratica poco più di una confezione di sei bottiglie d’acqua, ma col peso distribuito su otto metri. L’imbarcazione regina, meglio nota come otto o ammiraglia, arriva a misurare 18 metri ed è larga circa 55 centimetri. Il peso? Meno di 100 chilogrammi. Numeri ancora più intriganti se si somma il peso di un vogatore medio. Su una barca di 14 chilogrammi rema un canottiere che può pesare fino a 100 chilogrammi, su un otto il peso complessivo dei vogatori supera gli 800 chilogrammi. La barca da sola è fine a se stessa. Essenziali sono i remi, la leva che permette di trasferire la potenza in acqua. Anche i remi hanno lunghezze variabili, generalmente comprese tra i 3 e 4 metri. Il vero fascino però è rappresentato dall’esperienza artigiana, la stessa che da sempre caratterizza il mondo nautico.
Ad oggi non esiste un processo interamente industrializzato per la produzione di imbarcazioni da canottaggio. Il risultato è frutto di un giusto mix tra lavoro manuale e ingegneristico, sempre considerando le specifiche tecniche degli atleti che andranno ad utilizzare la barca. Su tutte peso e altezza, perché il prodotto deve permettere all’atleta di trasferire in acqua tutto il suo potenziale. La tecnologia oggi assiste il processo che parte dagli stampi e arriva alla verniciatura. Una serie di passaggi antichi, seguiti fin dagli albori del mondo nautico che ha cambiato radicalmente la vita dell’uomo rivelandosi fondamentale nel commercio, nel lavoro, nella pesca e nei trasporti.
Uno dei più importanti cantieri nautici al mondo per il canottaggio è in Italia, più precisamente a Donoratico a due passi dal Mar Tirreno. Filippi, impresa fondata nel 1980, oggi occupa più della metà del mercato globale. All’ultima edizione dei Giochi Olimpici di Tokyo 52 nazioni hanno gareggiato sposando il “made in Italy”. In dettaglio 28 Paesi Europei, 9 tra Nord e Sud America, 8 asiatici, 5 africani e 2 nel continente australe. Il bottino finale ha registrato un record mai visto: all’eccellenza italiana sono finite 24 medaglie su 42 in palio, pari al 57% del montepremi: 7 d’oro, 10 d’argento e 7 di bronzo. Il canottaggio è uno sport di tradizione, lo sviluppo delle imbarcazioni lo colloca però tra i più evoluti in campo tecnologico.
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