DA PROVARE
Il dolce training di fisico e mente

Respirazione, concentrazione, ricerca del baricentro e dunque equilibrio, coordinazione, fluidità: sono i cinque principi fondamentali del Pilates, un tipo di ginnastica utile e affascinante che affonda le sue radici in precisi basi filosofiche e non solo teoriche ideata da Joseph Hubertus Pilates, insegnante e imprenditore tedesco naturalizzato statunitense, nato nel 1883, e di cui oggi esistono molti stili a seconda delle scuole.
In Italia è arrivato a metà degli anni Ottanta grazie a una ex ballerina, Monica Germani, e i fondamenti sono raccolti nel libro scritto da Pilates stesso, «Return to life», ritorno alla vita, contenente i trentaquattro esercizi basici, che si svolgono con modalità particolari legate al “matwork”, al lavoro a terra su materassino e a corpo libero. Il libro è stato tradotto nel nostro Paese da Anna Maria Cova. Fu lei, alla fine degli anni Ottanta, a spostarsi negli Stati Uniti per approfondire la disciplina, della quale ci portò la parte che si svolge con i macchinari: Reformer (il più famoso), Cadillac, Wunda Chair (a forma ispirata alla pedana di un acrobata circense) e Barrel (la cui struttura è ispirata al principio costruttivo delle botti), che supportano un pilates dinamico.
Oltre che con piccoli attrezzi come la softball, il magic circles o il foam roller. «Nell’insieme di esercizi su matwork o sulle macchine è tutto il corpo che entra in funzione - spiega Angela Gaiazzi, insegnante e teacher trainer di Pilates a Busto Arsizio e Parabiago -, non ci sono muscoli dimenticati e si lavora sempre con il controllo del movimento. Inoltre siamo davanti a un’attività che, pur con le dovute precauzioni in alcuni casi, va bene per tutti, anche per i bambini e anziani». Lei stessa, che viene per formazione dal mondo della danza classica, come dal mondo della danza classica veniva quella Monica Germani che ha portato il Pilates in Italia, si è trovata a insegnarlo anche in una scuola di danza di Torino a bambine e bambine tra gli otto e i dieci anni che studiavano hip hop e che «si rendevano conto che l’utilizzo del loro corpo a terra li aiutava».
Attività fisica, ma anche mentale, si diceva: e nello stesso «Return to life» c’è, accanto alle foto con la spiegazione delle fasi degli esercizi, anche un capitolo dedicato proprio all’aspetto della mente. «Il motto “mens sana in corpore sano” – aggiunge Angela Gaiazzi – è perfetto: la mente sta bene se il corpo sta bene, ma anche viceversa. Fare Pilates dà la sensazione di ri-concoscenza, non solo di conoscenza, del proprio corpo, di se stessi».
Partendo dal primo principio fondamentale: la respirazione. «Imparare a respirare e a respirare correttamente porta a essere consci appunto del proprio respiro e del soffio vitale - spiega ancora -: il sistema di lavoro del Pilates è infatti una geniale macedonia di esercizi che vengono dalle arti marziali, dalla danza, dallo yoga e la sommatoria dei cinque principi su ci si basa permettono di arrivare a una conoscenza fisica e a un movimento particolare del corpo nello spazio. Se sei concentrato su di te puoi trovare l’equilibrio tra corpo e mente».
Con un’azione che dà beneficio a tutto il corpo. «Il Pilates aiuta a conoscere il proprio corpo - conferma Lorenza Pasta, insegnante di pilates a Gallarate -, a conoscere se stessi e anche a riconoscere i propri limiti. Arrivando a tutto con la consapevolezza del prendersi tempo, con costanza ma senza avere fretta nell’eseguire i movimenti». Per un benessere psico-fisico che permette di trovare la propria dimensione.
© Riproduzione Riservata