ATTUALITÀ
Quando la droga te la dà il farmacista
Stati Uniti sempre più alle prese con oppiacei letali. Si muove Biden

La lettura in questi giorni del nuovo romanzo di Bret Easton Ellis, intitolato “Le schegge”, ci ha rituffati nell'inquietante mondo dei giovani ricchi americani degli anni 80, quando le uniche distrazioni da una vita senza scopo se non lo sperpero di enormi quantità di denaro, erano sesso, droga e... musica pop.
Il mondo raccontato, perché vissuto in prima persona, dallo scrittore californiano è la fotografia di una élite che trovava nella cocaina non solo uno strumento di svago, ma anche un modo per annientarsi di fronte alla crescente solitudine in contesti sociali e familiari in disfacimento. Un dramma che, da allora, non ha smesso di ripresentarsi e che, anzi, si è amplificato da quando questi “rimedi”, non solo sono diventati più economici, ma hanno finito per essere persino gratuiti.
Chi legge i libri di Ellis sa cos'è il Quaalude e, di questi tempi, abbiamo imparato a conoscere pure l'Oxycontin: se il primo, in voga tra gli anni 60 e 70, era una sorta di barbiturico difficile da reperire, il secondo è un semplice antidolorifico, ma molto più potente rispetto a quelli che troviamo sul mercato italiano e che ha finito, creando una devastante dipendenza, per diventare la nuova droga del momento, stavolta a disposizione di tutti.
Non solo di ragazzini ricchi e annoiati, ma anche di adulti senza un soldo ma non necessariamente alle prese col male di vivere. Già, perché a prescriverti questi farmaci, magari per un semplice mal di schiena, è il tuo medico di base e a venderti questo veleno sono aziende regolarmente riconosciute dalle istituzioni.
Il tema, spesso dibattuto ma con una certa timidezza visto il potere della casa farmaceutica che produce questo oppiaceo, è divenuto di attualità grazie a un documentario intitolato “All the beauty and the bloodshed”, diretto dalla regista Laura Poitras, notissima per aver realizzato il reportage “Citizenfour” con la storica intervista a Edward Snowden.
Nel documentario si spiega che l'Oxycontin è una sorta di trojan del corpo che, una volta inserito attraverso una semplice pillola, ha necessità di essere alimentato sempre più per non causare conseguenze peggiori dell'eroina finendo per causarle ugualmente.
La campagna contro di esso è finita nei tribunali ma il farmaco non è stato fermato e così anche l'industria cinematografica si è mossa per sensibilizzare il pubblico sul tema, con la produzione da parte di colossi come Hulu e Netflix di serie tv ad ampia diffusione come “Dopesick” e “Painkiller”.
Persino la rilettura in chiave moderna di “La caduta della casa Usher” di Poe introduce l'elemento, da parte della sciagurata famiglia, della consapevole produzione di un oppiaceo con le medesime criticità.
Il governo americano si è mosso cercando di limitare la prescrizione di questo farmaco, ma naturalmente è arrivato subito il sostituto, ovvero il Fentanyl, un analgesico 80 volte più potente della morfina, utilizzato per le cure palliative e divenuto la nuova “star” del dark web, causando la morte di oltre 100mila americani nel solo 2021.
Ecco perché è dei giorni scorsi un evento importante: il presidente Joe Biden ha infatti firmato un accordo con l'omologo cinese Xi Jinping per dare un vero giro vite nel paese che è il maggiore produttore e distributore al mondo di Fentanyl. Basterà?
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