IL MUSICAL
Ragazzi, il sapere è un atto di libertà: parola di Pinocchio
Melina Pellicano dirige il musical sulla storia del pezzo di legno. La cultura è lo strumento che ci fa scegliere e non essere manovrati

«Ho conosciuto la fiaba di Pinocchio da bambina e da adulta l’ho riscoperta e ho voluto valorizzarla. È un romanzo da raccontare ai bambini perché le favole non vanno dimenticate, le favole passano tematiche importanti. Ma come adulti ci troviamo valori attuali. Pinocchio mi è sempre piaciuto perché per me è simbolo di una nuova vita che prende forma, che si affaccia al mondo: è l’infanzia allo stato puro, il nascere senza filtri, la libertà, la curiosità e il divertimento degli individui senza omologazione. Pinocchio è il “burattino senza fili” nel senso della vitalità. E l’idea che possa nascere da un pezzo di legno, che la materia grezza posso trasformarsi, la ritengo fantastica». Melina Pellicano ha scritto e dirige Pinocchio Musical che la Compagnia Bit e Dpm Produzioni portano in anteprima da venerdì 9 maggio alle 21, sabato 10 alle 15 e alle 18 e domenica 11 alle 17 al Teatro Repower di Assago.
Con musiche e liriche di Stefano Lori e Marco Caselle e coreografie della stessa Melina Pellicano, adatta per il teatro il romanzo di Carlo Collodi e vede in scena, tra gli altri, Michele e Stefano Manca del duo comico Pino e gli Anticorpi nel ruolo del Gatto e della Volpe, mentre Pinocchio e Lucignolo saranno interpretati da bambini: Theo Caselli e Andrea Tartaulli per il primo protagonista e Francesco De Tullio e Andrea Fratoni per il secondo.
«Pinocchio – prosegue Melina Pellicano – è la favola italiana più conosciuta al mondo e sentiamo la responsabilità di raccontare una storia conosciuta da generazioni e quella di riuscire a trasferirla su palco con il gusto e il sapore di Collodi, per cui abbiamo voluto mantenere nel testo i modi di dire, sia nel fraseggio delle melodie, sia nelle parti recitate». Una volontà di mantenersi il più fedele possibile anche filologicamente al romanzo, questa grande avventura che inizialmente era uscita a puntate: un viaggio del protagonista su cui per forza nell’adattamento si sono dovuti apportare alcuni tagli, ma mantenendo più cose possibili che riportano proprio al romanzo. «Spesso Pinocchio lo si racconta per insegnare ai bambini a essere ubbidienti – sottolinea inoltre Melina Pellicano –, quando in realtà da adulti capiamo che nel sottotesto Collodi ci dice che la cultura non riempie un contenitore vuoto, ma è lo strumento che ci aiuta a scegliere, a non essere manovrati. Abbiamo voluto in questo spettacolo rivalutare il senso del sapere come atto di libertà, di scelta fatta con la nostra testa: credo sia un tema attualissimo, perché siamo individui e l’omologazione ci spegne. Credo che la voglia di costruire se stessi anche attraverso il sapere e l’apprendimento sia qualcosa da passare alle nuove generazioni». Assieme alla bellezza di quell’umile pezzo di legno da cui nasce «una meraviglia» dalle mani di un uomo altrettanto umile, ma che «sa affrontare la sua vita». Un romanzo da cui nasce questo musical che si muove facendo scorrere paralleli il piano della realtà e quello della fantasia. Per far sognare.
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