CUCINA
Ramen, la zuppa dei cartoni giapponesi

Sono le zuppe più pop che ci siano. Si tratta dei ramen: sebbene se ne parli al singolare, gli appassionati di questa pietanza giapponese quando ne raccontano la bontà, declinano la parola al plurale. Perché non esiste un solo ramen, ovvero il piatto nazionale Giapponese che è molto di più di un brodo con tagliolini, carne e uova. Già la preparazione è una prova zen, parendo dalla spesa con i numerosi ingredienti e la cottura lunga, in alcuni casi arriva anche a sei ore.
UN PIATTO TIPICO DELLE ANIME
Ma il ramen è anche un piatto che riporta all’infanzia e all’adolescenza per i “figli delle anime” nati negli anni Settanta e cresciuti guardando Jeeg robot d’acciaio, Lupin, Lamù e chiedendosi perché i giapponesi mangiassero spaghetti o tagliolini o “pasticcio di pollo e spaghetti” nelle ciotole con le bacchette. Negli anni Ottanta, la parola ramen veniva tradotta in modo fantasioso. La vera svolta arriva negli anni Novanta con la “Japan Invasion”, quando la cultura giapponese è ormai una vera e propria passione che contamina anche a tavola. In tv, il cartone animato Ranma ½ sdogana definitivamente il ramen che è kokuminshoku, ovvero di “piatto nazionale”, titolo che in Giappone ha una enorme importanza e non viene usato alla leggera.
L’ORIGINE DEL RAMEN
Tuttavia il ramen non ha origine giapponese e discende dal “lamian” cinese e arriva nel Sol Levante alla fine dell’Ottocento, ma non è esclusa la veridicità che ci fosse traccia già dal XXIIV secolo. Le tante varianti sono legate all’isola in cui viene preparato: «In realtà il ramen non è soltanto un piatto o soltanto un tipo di ricetta come molti credono, è molto di più» racconta Chef Hiro, ambasciatore ufficiale della cucina giapponese. «Esistono degli ingredienti e delle preparazioni di base ma in ogni luogo del Giappone, in ogni prefettura o città, in ogni ristorante, ogni singolo chef prepara la sua variante, aggiunge il suo tocco, la sua miscela, il suo segreto appunto».
LE CURIOSITÀ
Tra le curiosità legate al piatto tradizionale è la sua diffusione che si deve all’invenzione delle tagliatelle istantanee di Momofuku Ando nei primi del Novecento, votata come “Invenzione del Secolo” in Giappone. Non resta che cimentarsi con una ricetta base.
LA RICETTA
Si parte con la spesa: 2l di brodo dashi, 1 spicchio d’aglio, 1 scalogno o 1 cipollotto, 1 cucchiaio da tavola di olio di sesamo, 1 cucchiaio da tavola pasta di soia piccante, 3 cucchiai da tavola di pasta di miso, 1 cucchiaio da tavola di zucchero, 1 cucchiaio da tavola di sake, 1 cucchiaino di sale, 1 macinata di pepe, 3 cm zenzero fresco, ramen noodles (2 nidi: uno per persona. Quelli veri e originali sono già salati). Chashu (carne di maiale, di solito si usa la lonza o la pancetta), germogli di soia, pac choy, alga nori, cipollotto, ramen eggs (ovvero uova marinate alla giapponese) e semi di sesamo.
IL PROCEDIMENTO
Si iniziano a preparare le uova marinate (uova quasi sode che poi andranno fatte marinare per qualche ora in soia, acqua e mirin) e poi cottura della carne (che si cuoce in pentola per un’ora con 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di olio di sesamo, 6 cm zenzero fresco, 1 cipollotto, di acqua per la marinatura, 100 gr di sake, 100 gr di salsa di soia, 3 cucchiai da tavola di zucchero). Infine l’ultima preparazione: in una pentola capiente fare soffriggere aglio e scalogno nell’olio di sesamo. Aggiungere zenzero grattugiato e brodo dashi. Portate a ebollizione, quindi aggiungete la pasta di miso già sciolta: nel frattempo fate smettere di bollire. A parte, cuocere i ramen noodles in una pentola di acqua bollente e scolarli, quindi metterli nelle ciotole e poi aggiungete brodo, carne, uova, alghe.
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