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Zero canta amore e tenerezza

L’amore e la tenerezza, l’ironia e la ribellione: «ZeroSettanta – volume due», il secondo capitolo della trilogia di album con brani inediti con la quale Renato Zero festeggia i suoi settant’anni, è uscito il 30 ottobre, dopo che il 30 settembre, giorno del suo compleanno, è apparso il primo e il 30 novembre arriverà il terzo. Dal volume tre al volume uno, in una sorta di conto alla rovescia che è un omaggio al grido dei suoi fan ai concerti.
«In questi tre volumi c’è Renato in tutte le sue sfaccettature – spiega il re dei sorcini -: nel primo un Renato forse un pochino più rockeggiante, che si rifà agli albori, quando cantavo “Make up make up make up” oppure “Ti bevo liscia” e tutti quei brani dove andavo a rompere la classicità di certe canzoni italiane, interrompendo anche un flusso di un certo rigore e di una certa tradizione. Poi abbiamo un Renato anche un pochino più polemico, della canzone di protesta che tanto fu cara a tutti noi soprattutto negli anni Settanta, dove ci si avvaleva del pentagramma per manifestare un po’ il proprio disagio, le proprie contrarietà. E nel terzo ci sarà la volontà di chiudere il cerchio, di fare in modo di essere finalmente soddisfatto di questo riepilogo, di questa messa a punto di un tagliando che a settant’anni è inevitabile si facesse bene».
E in questo volume due, quattordici inediti in cui si consolidano collaborazioni tra gli altri con Phil Palmer, Alan Clark, Adriano Pennino, appare davvero centrale l’amore, come modo per poter “sfidare il mondo”, vissuto nelle sue sfaccettature.
«Non si può essere maestri dell’amore – sottolinea Renato Zero -, si è sempre alunni dell’amore e abbiamo bisogno di imparare da lui. Penso che non ci si impossessi dell’amore: è sempre lì che oscilla, che fluttua, che cerca di insinuarsi definitivamente dentro la persona, però non lo si può possedere con certezza e definitivamente. Tant’è che da una certa età in poi ci lascia in compagnia della tenerezza, della complicità, della protezione e anche di questa amicizia che resiste fino all’ultimo».
Una tenerezza che si raccoglie anche in una carezza, la stessa che dà il titolo al brano che ha dedicato alle sue nipotine. «In questo momento – aggiunge il cantautore romano – una carezza la dedicherei sicuramente agli anziani oltre che ai bambini, che sono parallelamente fatti della stessa fantasia, della stessa spensieratezza, della stessa voglia di giocare. Agli anziani una carezza in più, perché rappresentano il futuro del mondo, perché senza di loro perderemmo la storia, quello che abbiamo vissuto, le conquiste e le sconfitte. Una carezza la darei a loro, oltre che a mio padre e mia madre per avermi portato qui e fatto godere dei loro insegnamenti, e al pubblico per la sua fedeltà, per non avermi abbandonato un istante. E poi ne darei una a me, per tutto quello che ho fatto e perché mi sono voluto bene e ho cercato di confortarmi nei momenti bui, quando le carezze non venivano da fuori. Trovo che dovremmo tutti ogni tanto coccolarci perché bisogna che questo amor proprio sia sempre alto: la difesa di noi deve partire da noi».
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