MUSICA
Rick Wakeman: suonerò quello che vi aspettate, ma con qualche bella sorpresa
Dopo le date italiane lo storico tastierista degli Yes smetterà di esibirsi da solo. Il live legnanese ripercorre in modo imprevedibile mezzo secolo di travolgente attività

Legnano si prepara ad accogliere uno dei più eminenti esponenti del progressive mondiale. Anche se Richard Wakeman rappresenta allo stesso tempo un musicista sui generis, tanto emblema di tale cultura rock quanto personaggio capace di mettere in discussione i suoi dogmi con originalità. Il The Final One-Man Piano Show dello storico tastierista degli Yes arriva al Teatro Tirinnanzi venerdì 28 febbraio alle 21, avvolto dal fascino di un’irripetibilità ben precisa: quella di una delle ultime occasioni per ascoltare un suo concerto pianistico solista.
L’aggettivo “Final” del titolo segna proprio una conclusione definitiva. Reduce dai successi del suo tour di piano solo tra Stati Uniti e Sudamerica, dopo questa serie di date italiane Wakeman smetterà di esibirsi in solitaria sui palcoscenici. Tuttavia, questo eclettico progetto dal vivo non ha nulla di nostalgico, come spiega lo stesso interprete senza nascondere una sincera gratitudine: «È un po’ come tornare ai miei esordi da pianista e mi aiuta ad apprezzare al massimo quanto la mia carriera sia stata meravigliosa, dove mi ha condotto e tutti gli aspetti sconosciuti del mio futuro». Una retrospettiva ma anche prefigurazione che parte da alcuni assodati capisaldi, sicuramente: la passione per l’immaginario fantasy, il ciclo bretone e la storia inglese, sorretta da uno stile esecutivo che integra l’espressività rock a una profonda conoscenza delle tradizioni del repertorio classico. La performance legnanese ripercorrerà in maniera imprevedibile mezzo secolo di travolgente attività, continua Wakeman: «Mi piace pensare a che cosa la gente che viene ai concerti vorrebbe ascoltare e quindi adatterò per piano molto materiale dei primi lavori solisti, The Six Wives of Henry VIII del 1973, Journey to the Centre of the Earth del 1974 e Myths and Legends of King Arthur and the Knights of the Round Table del 1975. Spesso saranno molto simili a come suonavano originariamente, dato che compongo sempre tutto al pianoforte. Mi piacerebbe includere anche una o due sorprese». Chissà se tra queste non vi sia anche Yessonata, composizione già presentata nei recenti live caratterizzata dalla combinazione in forma di sonata di alcuni dei più noti temi della discografia degli Yes. Ma forse saranno compresi anche alcuni momenti di improvvisazione, tecnica in cui Wakeman è un assoluto esperto nonostante molto spesso la si ritenga aliena dalla supposta cerebralità prog: «Non puoi insegnare l’improvvisazione, dal momento che avviene sull’impulso del momento e accade davvero una sola volta in un brano musicale. Ho sempre amato improvvisare e l’ho sempre incluso in alcune parti musicali dello spettacolo se l’urgenza di farlo mi colpisce all’improvviso. Cosa che capita praticamente sempre!».
Parlando di bilanci, certo la fine della fase solistica coincide inoltre con una riflessione su che cosa sia il prog oggi, e quale sia stato il contributo di una band seminale come gli Yes. «Il prog rock dà al musicista la libertà di infrangere qualsiasi regola che riguarda la creatività musicale. Puoi sentire la sua influenza in tutti i tipi di musica di oggi. Nulla è più formattato. Come Yes, credo che abbiamo incoraggiato alcuni musicisti davvero bravi a portare la propria musica al pubblico senza preoccuparsi che la gente potesse pensare che fosse intellettuale e lontana da loro». E una volta concluso il tour? Si parla di nuovi musicisti con cui collaborare e forse progetti inediti. Ma la realtà è che per Wakeman, a discapito delle 75 primavere compiute, si tratta di pagine ancora tutte da scrivere. «Veramente non so… Dovrò aspettare e vedere dove il mio percorso musicale mi porterà e quali porte aprirà. Non voglio pianificare troppo, perché questo blocca le idee. E non mi piace mai essere bloccato!».
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