INCONTRO CON LO SCRITTORE
Robecchi: la verità non è mai assoluta
L’autore parla del suo nuovo libro “Le verità spezzate”, che sarà presentato sabato 15 febbraio alle 11 alla libreria Ubik di Varese

«In tutto il libro, sia nell’inchiesta sulla morte di Augusto De Angelis nel ‘44, sia nell’inchiesta sulla vicenda gialla contemporanea di cui il protagonista Manlio Parrini è “persona informata sui fatti”, è tutto un gioco di verità che non sono vere o lo sono fino a un certo punto, che si spezzano, si sporcano. Parrini stesso dice che la verità non esiste, che si adagia sullo spirito dei tempi, a volte più vera, a volte meno. Noi pensiamo sempre che ci siano una cosa vera e una falsa e non è così: ci sono cose un po’ vere e cose un po’ false, ma la verità, così come la libertà, non è mai assoluta». Ecco, declinato dalle parole del suo stesso autore, il senso del titolo e della storia del nuovo libro di Alessandro Robecchi, Le verità spezzate , che sarà presentato sabato 15 febbraio alle 11 alla libreria Ubik di Varese. Una storia in cui si intrecciano due gialli, due morti violente, una, reale, risalente al 1944, e che riguarda Augusto De Angelis, il “padre” del giallo italiano, e una di pura invenzione, l’omicidio della vicina di casa del protagonista. Manlio Parrini, appunto, grande regista che ha deciso, superati i settant’anni, di tornare dietro la macchina da presa per girare un film su De Angelis, sulla sua vita, i suoi libri, la sua morte violenta, che per lui è un caso irrisolto e che “puzza” di ingiustizia e censura. Come la censura ha toccato i libri di De Angelis mentre era in vita. «Avevo incontrato De Angelis con i suoi gialli, ma non avevo l’idea di scriverci un romanzo – spiega Robecchi -. Poi ho letto la sua biografia, con la fine orribile che ha fatto, studiato il giallo negli Anni Trenta, visto come è nato il genere in Italia che lui è stato uno dei primi a scrivere e il primo teorizzatore in Italia: era una bella storia da raccontare che il fondatore del giallo italiano fosse stato in prigione per antifascismo e fosse stato ammazzato di botte dai fascisti. Era una storia che andava raccontata, ma il giallo storico non è nelle mie corde e allora ho scelto di parlare di un personaggio che a sua volta vuole parlare di lui». Ed ecco nascere Le verità spezzate, che nelle intenzione dell’autore vuole «fare un discorso sulla censura, sui condizionamenti della libertà, che sono cose si cui bisogna sempre un po’ vigilare». Una storia che in qualche modo, vista la professione di Parrini, tocca un po’ anche l’arte in senso ampio, andando a parlare di libri e di cinema. «Leggendo mi sono accorto e mi sono detto – aggiunge Robecchi – che le censure, i paletti, i condizionamenti che De Angelis trovava nel suo lavoro, perché il fascismo era nemico del noir, stavano parlando un po’ anche di noi, di oggi. Oggi chiunque faccia un’opera culturale subisce in qualche modo delle pressioni, non certo con l’olio di ricino e con il manganello, ma dal mercato. Ci sono condizionamenti, pressioni, algoritmi, produttori che vogliono imporre un attore anziché un altro. Mi piaceva tessere la storia del giallista negli Anni Trenta nella storia si qualcuno che produce cultura oggi».
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