LA STORIA
Rudzick, l’ultimo volo dalla Polonia a Vedano
ll pettirosso ha percorso 1.130 chilometri

Rudzick ci ha permesso di sfatare una leggenda. Un momento: ma di chi si sta parlando? Chi è questo Rudzick? Rudzick è il nome volgare, in polacco, del pettirosso. Questo nome gli è stato assegnato per un motivo preciso: ha fatto tenerezza a Paola che ne ha ritrovato un esemplare morto. Non riportava ferite, probabilmente era deceduto a causa di un impatto o di chissà che altro. Ma aveva una particolarità: un anello alla zampa.
Paola ha segnalato subito la scoperta al fratello Renato, grande appassionato di fauna selvatica e residente in un’azienda agricola di Vararo. Da qui la notizia è arrivata al gruppo Insubrico di Ornitologia che ha provveduto alla segnalazione.
«Lo sfortunato uccellino - ha scritto Renato su Facebook - non arriva nemmeno a 20 grammi di peso, per 20-22 centimetri di apertura alare. Era stato inanellato a Gora Kalwaria, nella Polonia centro orientale, il 24 luglio dell’anno scorso. Ha dunque percorso in volo ben 1.130 chilometri per giungere a Vedano».
La natura lascia sempre più meravigliati. Questo significa che quando noi vediamo i pettirossi nei nostri giardini non abbiamo a che fare con abituali vicini di casa, come ci viene da pensare. Se potessimo chiedere loro da dove vengono, ci sentiremmo dire che sono di passaggio dalla Scandinavia o dalle coste algerine.
L’ANALISI DELL’ESPERTA
«Il pettirosso è un migratore a corto raggio - spiega Daniela Casola, inanellatrice dal 2009 del Gruppo Insubrico di Ornitologia - Ci sono quelli che nidificano nel nord Europa e scendono alle nostre latitudini per svernare. Quelli, in altre parole, a cui noi lasciamo i semi sul davanzale della finestra per contribuire al loro nutrimento. Ora, però, sono già ripartiti. Quelli che sentiamo cantare nei boschi sono appena tornati dal sud, dalle coste dell’Africa».
C’è un dato che ulteriormente stupisce: il pettirosso (nome scientifico Erithacus rubecula) migra in solitaria. «Il primo anno - continua l’inanellatrice - è cruciale per lui. Fondamentali per la sua sopravvivenza sono le zone di sosta dove recuperare energia e trovare bacche e insetti. Da noi corrispondono alla Palude Brabbia e al Parco del Ticino». Daniela è “innamorata” del suo lavoro che le regala emozioni e soddisfazioni.
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