STARBENE
Tutto il mondo in un suono

Li si indossa quando si va a correre, quando si viaggia in automobile e, con il boom dello smart working e della didattica a distanza, sono praticamente diventati un’appendice del corpo. Gli auricolari sono uno degli oggetti di micro-tecnologia che, ormai, sono entrati nella vita di tutti.
Sono piccoli e, a parte qualche occasione in cui si attorcigliano fra loro o attorno al collo, sono comodi e facili da trasportare ovunque. Inoltre permettono di lavorare anche se, in casa, è in corso il “circo equestre” dei bimbi oppure di parlare al telefono e in sicurezza anche mentre si è alla guida.
Insomma, sono uno strumento utilissimo. Inoltre sono stati spesso pubblicizzati come valida e salutare alternativa rispetto al posizionarsi direttamente il cellulare all’orecchio. Ma davvero sono così sani? Non sempre.
Chiaramente, come per tutte le cose, serve un po’ di misura. L’Organizzazione mondiale della sanità, per esempio, consiglia che si dovrebbero tenere le cuffie nelle orecchie per non più di un’ora al giorno, con un volume che non superi il 60% del potenziale del proprio supporto. Un consiglio con stride con la voglia di musica ad alto volume che, un po’ tutti, amiamo.
Il problema? Gli esperti stanno iniziando a notare, nei quarantenni, dei problemi all’udito che, solitamente, si riscontravano soltanto quando si superavano i sessant’anni. Insomma, la perdita di udito non si nota più soltanto nei nonni dove, talvolta, è anche fonte di ironia fra famigliari e conoscenti ma, purtroppo, l’età media di chi inizia ad avvertire qualche disturbo, si sta abbassando rapidamente.
E, talvolta, toccando anche i giovanissimi. Non a caso, sono proprio loro i massimi fruitori di musica. Una volta, infatti, al massimo si ascoltava il walkman qualche ora, oppure si usciva dalla discoteca col classico udito ovattato del sabato notte o della domenica pomeriggio. Oggi, invece, la varietà infinita di musica a cui poter attingere in ogni singolo istante della giornata e a basso prezzo, ha letteralmente trasformato l’ascolto di musica e di altri contenuti sonori in una possibilità h24, comprendendo chiaramente le telefonate e i messaggini vocali infiniti che ci si scambia fra amici.
Un discorso che, chiaramente, vale anche per le “cugine” degli auricolari, ovvero le cuffie. Si ricorda, però, che la perdita di udito, è un processo irreversibile, e per questo il consiglio principale è sottoporsi a un esame audiometrico periodico, specie se si cominciano ad avvertire fastidi e fischi oppure se si incontrano difficoltà nell’avvertire suoni acuti come campanelli, telefoni e sveglie, nel comprendere dialoghi, oppure nel seguire conversazioni in ambienti rumorosi come al bar o al ristorante.
Un altro consiglio è quello di utilizzare una cuffia esterna, il suono che arriva da questo tipo di device, purché non elevato, è più dolce e meno traumatico sulla membrana del timpano rispetto agli auricolari e le cuffie auricolari che, invece, vengono posti direttamente nel padiglione e quindi nel condotto uditivo.
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