L’INTERVISTA
Sbarra: «Gabbie salariali antistoriche. Bisogna unire il Paese»
Il segretario nazionale della Cisl, a tutto campo sui divari Nord-Sud: «Sbagliato ragionare mettendo in contrasto aree geografiche»
L’industria che rallenta i suoi ritmi di produzione, gli stipendi che restano fermi e il costo della vita che corre. Sono le contraddizioni che emergono dentro un Nord che continua a essere la locomotiva del Paese ma che fatica a mantenere i ritmi di crescita adeguati e che vede in aumento la povertà. Che cosa sta succedendo? Lo abbiamo chiesto a Luigi Sbarra, segretario nazionale della Cisl.
Segretario, i numeri Istat ci dicono che al Nord aumenta il numero di famiglie povere mentre al Sud la situazione migliora. Che cosa sta succedendo al Paese e quali sono secondo lei le ragioni?
«È sbagliato ragionare mettendo in contrasto aree geografiche. Si tratta piuttosto di costruire unità, sbloccando investimenti, generando e redistribuendo ricchezza attraverso il lavoro di qualità. Solo garantendo una fonte di reddito sicura, inclusiva e giustamente retribuita possiamo sperare di riscattare queste famiglie. Il lavoro è il primo e più efficace strumento di integrazione. È indispensabile rafforzare le politiche attive del lavoro, tutelare i diritti dei lavoratori e investire in formazione professionale per rendere il mercato del lavoro accessibile a tutti. In parallelo, servono interventi per aumentare sostegno al reddito e accesso ai servizi, in modo che le famiglie possano contare su una rete di sostegno che non le lasci mai sole. La via è quella di un nuovo patto sociale che metta al centro il lavoro, la dignità delle famiglie e la coesione sociale».
Gli stipendi non crescono ma il costo della vita corre e c è chi è tornato a parlare di gabbie salariali. Avrebbe senso un loro ritorno?
«È antistorico e sbagliato pensare a un ritorno per legge delle gabbie salariali, dove stipendi e condizioni di lavoro possano differire tra Nord e Sud. Bisogna unire il paese, non acuire ancora di più i divari e le differenze che persistono sul piano occupazionale, infrastrutturale e dei servizi per i cittadini. È la contrattazione che deve rafforzare il legame tra salari e produttività, tra aziende e specificità dei territori, attraverso relazioni sindacali e modelli più partecipativi ed inclusivi. Il Governo deve fare la sua parte promuovendo l’evoluzione di rapporti negoziali, promuovere la contrattazione di secondo livello e i salari di produttività, tagliare drasticamente la pressione fiscale sui ceti medi».
L’intervista completa sulla Prealpina di martedì 19 novembre, in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
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