BURLESQUE
Seduzione d’altri tempi

Boa di piume di struzzo, ventagli enormi, palloncini che scoppiano a uno a uno. Pizzi, merletti e bustier. Sono le immagini che accompagnano, nell’immaginario collettivo, le prime mosse del burlesque. Spettacolo che trova le sue origini nell’Inghilterra del XVIII secolo per essere poi importato negli Stati Uniti, questo intrattenimento che dosa satira e danza ha subito molteplici trasformazioni.
Nel XIX secolo, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna era per esempio uno spettacolo che parodiava mondo, abitudini e passatempi dell’aristocrazia per divertire le classi meno abbienti. E con il passare del tempo ha suscitato sempre più curiosità, voglia di provare, complice anche quella punta sexy che basta il termine a far venire alla mente. E se i primi burlesque americani a Broadway registrarono presenze altissime per quel periodo, diventando vero e proprio fenomeno di massa, tanto che il crescente successo del genere portò i benpensanti a scagliarsi violentemente contro una forma di spettacolo che ritenevano peccaminosa, e in seguito la “moda”, negli anni Venti, sembrò esaurirsi, qualche anno fa il genere tornò di moda. E la voglia anche non di esibirsi, ma almeno di seguire lezioni di burlesque suscitò anche molto interesse in Italia.
“Complici”, in qualche modo anche - ma non solo – un reality televisivo che ne ha mostrato i particolari che lo rendono forma d’arte e d’intrattenimento di qualità, e la partecipazione di star del burlesque a diverse trasmissioni che anche nel nostro Paese vi hanno dunque puntato i riflettori.
«Ho avuto un’esperienza come insegnante di burlesque anni fa, quando era molto in voga – ne spiega le dinamiche Lena Galperina, una formazione di ballerina classica in Russia -. Io ho esperienza soprattutto nel campo della danza, ma anche un po’ del teatro e la proposta di tenere questo corso mi ha incuriosito. C’è un fascino nel burlesque, chiunque lo può fare se si vuole esibire: basta avere coraggio e qualcosa da dire. Perché è un modo per parlare di sé attraverso la sensualità».
Sì, perché il punto centrale non è tanto lo spogliarello in sé, pur essendoci come elemento, e che comunque «non è mai completo, ma – aggiunge Galperina – il dare una storia, un racconto di sé o di un personaggio che si vuole mostrare, realizzare, attraverso la sensualità. Per quanto riguarda la mia esperienza di insegnante, al burlesque si sono approcciate ragazze giovani spinte più dalla voglia di divertirsi, affascinate dallo stile un po’ retrò, ma anche donne più adulte che spesso cercano un rinforzo, o che più semplicemente vogliono ridere, scherzare sulla vita quotidiana. O dare un tocco alla loro sensualità più nascosta».
E allora quello che conta davvero di più è il sorriso. «Da una passione come questa - spiega ancora Lena - salta fuori un’energia bellissima, un corso gioioso che dà la possibilità di distendersi improvvisando, che è una caratteristica. E questo qualcosa che ne esce aiuta a valorizzare di più te stessa, ad accettarsi, ad amarsi un po’ di più, a vivere un’esperienza nuova tirando fuori qualcosa di nascosto. Senza essere volgari, ma provando nuove esperienze nel capo della danza accentuando la propria sensualità». Perché quello che maggiormente si mette alla prova nel burlesque è proprio il timore di esibire qualcosa che si tiene nascosto. Oggi le esibizioni di burlesque (o meglio, new-burlesque) aggiungono spesso momenti originali che si avvicinando a culture quali il punk e il rockabilly, tenendo però alla base il gusto dell’ironia, anche se questa connotazione, rispetto al momento della nascita del genere, ha forse meno riferimenti agli ambiti sociali. Una forma di intrattenimento e di divertimento, insomma, che ha ripreso vigore dagli anni Novanta attraverso un generale ritrovato apprezzamento per il mondo del vintage. E le protagoniste di questi nuovi show sono diventate famose in tutto il mondo.
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