TEMPO LIBERO
Sport d’estate, 11 regole d’oro

La fine della scuola si avvicina a grandi passi e con lei anche il tempo dei camp estivi. Scegliere quale far frequentare al proprio figlio non è mai facile e nel caso in cui ci si orienti verso un camp di calcio, le cose si complicano ulteriormente: è di gran lunga lo sport più diffuso e praticato in Italia e la varietà di alternative offerte spesso equivale ad una giungla nella quale è difficile districarsi.
Ma niente paura. La formazione titolare la facciamo noi con un vademecum in 11 punti per la scelta.
1.
La prima cosa da chiedersi è chi sono i tecnici e da quanto tempo la società in questione organizza camp. Non è l’interrogativo risolutivo ma è chiaro che occorre capire se ha una storia. Se ci sono ragazzi giovani laureati in scienze motorie, coordinati da tecnici professionisti è comunque una proposta valida.
2.
Occorre poi domandarsi se il numero dei tecnici è proporzionale a quello dei bambini. Se ci sono 2 allenatori e 100 bambini, qualcosa non funziona. Un rapporto corretto è 100 atleti con almeno 4 o 5 allenatori. Incidono molto l’eterogeneità dei gruppi e la bravura del tecnico. Se il camp è organizzato dalla società di appartenenza è tutto più semplice.
3.
Un’altra domanda da porsi è se è congruo il lavoro che verrà svolto in campo e se gli orari sono sensati. In estate, dopo pranzo, occorre una pausa più lunga, soprattutto se si lavora su un campo artificiale e se non viene bagnato.
4.
Deve esserci un programma chiaro e dettagliato delle attività, non solo quelle tecnico-sportive ma anche quelle educative. Che sia il camp della parrocchia o il camp professionistico, occorre comunque un’organizzazione chiara e strutturata.
5.
Scelgo il camp di una società professionistica se voglio regalare un sogno a mio figlio: a patto che sia il suo e non il mio. Potrà vestire la maglia della squadra del cuore ma non devo pensare che diventerà un campione. La regola è: se tuo figlio è bravo, lo trovano. Per il camp delle società professionistiche le domande sono: chi allena? Quanti tecnici ci sono? Appartengono alla società? Sono presenti tutti i giorni? La presenza di ex calciatori non è detto che abbia un impatto sulla qualità dell’insegnamento ma sui costi sì.
6.
I camp tecnici: occorre capire se alle spalle della proposta c’è un metodo, da quanti anni viene organizzato, se c’è un allenatore dilettante o professionista, se ci sono preparatori atletici laureati in scienze motorie. La competenza fa la differenza.
7.
Per i più piccoli attenti al movimento, non solo calcio e tecnica. Fino a 9 anni il bambino è nell’età dell’apprendimento motorio e deve essere stimolato in tutta una serie di capacità. Fondamentale la presenza di persone qualificate e competenti. Crescendo, rimane importante l’aspetto motorio ma cambiano gli obiettivi. Scegliere tecnici capaci che facciano migliorare i ragazzi dove hanno difficoltà grazie alla possibilità di lavorare per tante ore al giorno.
8.
Per i più piccoli la scelta è consigliabile che ricada su un camp vicino a casa, magari con gli amici. Ma chi guida la scelta è il bambino, la sua richiesta spontanea, motivata e serena.
9.
All’atto dell’iscrizione deve essere richiesto: il certificato medico in corso di validità, se il bambino ha allergie, problemi di salute, se è asmatico, se prende medicine, quali, a che ora, dove le tiene, ecc. Devono essere messe a disposizione le norme della privacy e occorre verificare che il bambino venga tesserato e assicurato (se non è il camp della società di appartenenza).
10.
L’abbigliamento tecnico deve durare almeno una settimana e soprattutto asciugarsi in fretta dato che occorre lavarlo di continuo (anche due volte al giorno). Deve essere composto da almeno due cambi completi. No a magliette di lana o di cotone.
11.
La durata del camp è legata ad un fattore economico, alla necessità o meno dei genitori di trovare un posto dove il figlio possa stare bene. Due settimane sono la soluzione ideale.
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